Underoath
Disambiguation
(Cd, Solid State, Tooth & Nail Records)
nu-metal, crossover, metalcore, death metal
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Incredibile che questa band si definisca christian metal; la violenza e l’impatto sonoro sono subito ad alti livelli, dal momento che gli Underoath attingono ai più pesanti generi del panorama hard’n’heavy. Già il titolo, Disambiguation, può sottintendere una critica alla nuova civiltà di internet, all’impero di Google e di Wikipedia, enciclopedia dove una voce deve essere ad ogni costo disambigua per essere pubblicata.
Gli Underoath si ispirano al nu-metal più classico, condensando e facendo proprio lo stile delle più diverse band: dalla nenia cantata simil Linkin Park, al growl urlato alla Max Cavalera, dalle distorsioni di basso e chitarra alla Korn, al gridare disperato di Cino Moreno; tutto questo però aggiungendo una massiccia dose hardcore, che a tratti velocizza e appesantisce ancor di più il suono, arrivando ad una violenza sonora simile a quella dei Sick of It All e degli Agnostic Front, tanto per fare due nomi grossi all’interno dell’hardcore e metalcore filo straight-edge, senza tralasciare i dimenticati o poco conosciuti dai “più” Boysetsfire.
Il ritmo è serrato e le tematiche di pesante impatto si succedono a raffica, quasi lanciate a cannone su chi ascolta utilizzando come prima arma il rullante ed il doppio pedale della batteria, oltre al grido disperato della voce e le distorsioni molto stoner dei riff chitarristici.
Sebbene lo stile non sia molto nuovo e si attesti su una panoramica di fine Anni ’90, inizi Anni 2000, beh, per chi ama il genere non si può affatto storcere il naso, anche se a volte il cantato un po’ troppo strascicato potrebbe infastidire, così come una certa, costante ripetitività durante tutto Disambiguation.
Gli Underoath restano comunque una band da premiare, che si attesta molto bene sulle sonorità di provenienza, quelle dell’harcore old school della East Coast, riuscendo però a fonderlo sapientemente con il suo più moderno succesore, ovvero il nu-metal, decontestualizzando però il tutto trattando tematiche tipiche del christian metal.
Ormai inventare un genere è un’impresa, e non si è obbligati a farlo, se non se ne ha la voglia.
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