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Underground Railroad: Moving the Mountain

Un salto negli anni '70 del massimo splendore del rock, suonato da musicisti del XXI secolo e che lo fanno con passione mettendoci del loro

Underground Railroad

Moving the Mountain

(CD, Alka record label)

rock


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Underground Railroad- Moving the MountainSubito i complimenti, un bel disco accademico di rock, ricco di momenti emozionanti fatti di chitarra, basso e batteria, la formula base degli Undergorund Railroad, formula che potenzialmente vince sempre. Spesso incontriamo, noi ascoltatori, chi ci vuole insegnare qualcosa, chi ci vuole sorprendere con effetti speciali, che ci vuole meravigliare usando paroloni e luci stroboscopiche, poi però rimani deluso.

Non è assolutamente questo il caso, perché Moving the Mountain, è un disco onesto, ben suonato ed emozionante, è un classico di nascita per cui ha nei suoi suoni il passato che lo ha formato.

Gli Underground Railroad non hanno inventato nessuna nuova formula, fanno musica che abbiamo già sentito, intendo dire nelle sonarità, non è un’accusa di plagio, ma la fanno bene. Hanno deciso di prendere un genere, per capirsi, il rock blues alla Zeppelin, e suonarlo a modo loro, con qualche puntina di richiamo anche alla psicadelia più semplice, ma senza scadere nel banale, con una loro personale interpretazione che li distingue da tutti gli altri. La linea emotiva di ascolto è sempre alta, spesso mi ritrovo a muovere la testa a tempo, no, air guitar no, ma solo perché devo darmi un contegno.

Il disco alterna classici pezzoni rock (Same Old Place, Chain Gang) a ballate più tranquille (Hard to Let Go, Rainstorm) ma anche brani come Riverside, morbido all’inizio ma con un centro decisamente più duro, con una coda psichedelica quasi prog.

Basta etichette!

In ogni caso mai niente di stucchevole, noioso e scontato, ma anche, e questa la nota meno positiva, niente che spicchi rispetto al resto, niente che rimanga impresso nella memoria con maggiore convinzione. In estrema sintesi, un bellissimo disco di rock puro di altissima qualità, con tutte le canzoni allo stesso livello, senza una canzone che possa fare da “singolo”, che possa diventare una hit. Cosa che forse la band neanche cerca. Let’s rock, baby. Va be’, ormai l’ho scritto!

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Antonio Viscido
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