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Uncledog: Russian Roulette

I padovani Uncledog si presentano con il loro primo album in studio, Russian Roulette. Dieci pezzi hard rock granitici in canna direttamente dalla loro pistola fumante

Uncledog

Russian Roulette

(Vrec)

hard rock

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[youtube id=”4wMKQSBuNx0″]

Uncledog- Russian RouletteIn copertina del debut album degli Uncledog campeggia una pistola formata dagli strumenti musicali della band e bisogna ammettere che, con Russian Roulette, questo quintetto di rocker padovani ha sparato davvero un bel colpo. I dieci pezzi che compongono il loro primo disco hanno una forte componente hard rock ricca non solo di personalità, ma anche di quella tecnica e creatività che si fa fatica a trovare in Italia se escludiamo, tra le nuove leve del rock nostrano, gli Skills in Vein.

Già apprezzati per il loro precedente Ep e con alle spalle un tour in giro per l’Europa, in questa sessione i giovani musicisti, insieme artisticamente dal 2008, si sono davvero esaltati partendo da Always Updated e la successiva Shiver, due brani tenaci che al primo ascolto non possono che catturare l’attenzione e convincerci che si ha di fronte davvero della “roba buona”. Le canzoni possiedono melodie equilibrate, frutto di una meditata ricerca stilistica, sebbene siano intrise di un suono potente e aggressivo.

La title track non è il solo episodio di suoni granitici, con intensi tappeti di chitarra e ossessive sezioni ritmiche: tecnicamente i cinque hanno buone capacità esecutive, penso solo alle acrobazie sulle pelli di Luca “Babbo” Mattiello e le evoluzioni al basso di Emmanuele Salin. La chitarra di Mauro Carrara incide sul disco tempi e ritmi su cui ondeggiano le canzoni interpretate da Nicolò Garavello, abile front-man con una bella voce profonda che non spiacerebbe ascoltare dal vivo. A completare il muro del suono troviamo alle tastiere Manuel Fiorasi capace di stendere tappetini sonori che imbustano molto bene il prodotto.

Non c’è la ballad che ti aspetti, ma Brother è assieme a Starry Cloud il classico brano con quell’alone tormentato e distorto nel ritornello che manifesta il lato più oscuro della band. In generale l’album è realizzato con un’ottima produzione, tenendo conto che è stato messo nelle mani di Pietro Foresti, ingegnere del suono che ha lavorato a stretto contatto con Tracii Guns (L.A. Guns) e collaborato su diverse produzioni internazionali di alto livello. Questo, più l’abilità dei musicisti che pare abbiano le idee molto chiare, fan ben sperare per la loro carriera.

Se gli chiedi quale gruppo ricordano, gli Uncledog si mettono in mezzo tra gli Aerosmith e i Velvet Revolver, ma opterei più per Shinedown e l’ultima generazione post-rock. La mia preferita è senz’altro Dying Sun, un gioiellino alla the Answer con le sue strofe appassionanti che raggiunge nel finale del disco il picco di bravura nell’interpretazione e nella volontà di essere originali fino in fondo e credo che questa sia una strada che potrebbero percorrere con successo. Credo che se li lasciamo maturare ancora un po’ possono anche stupirci con altri bei pezzi perché con Russian Roulette si sono presentati molto bene.

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Luca Paisiello
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