Umberto Maria Giardini
Futuro proximo
(La Tempesta dischi)
canzone d’autore, pop, rock
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Archiviata la sua vita precedente, che dal 1999 al 2010 ha portato avanti con lo pseudonimo di Moltheni, Umberto Maria Giardini si dedica ormai da alcuni anni a questa sua seconda parentesi da artista solista, una versione 2.0 legata più alla musica che all’aspetto cantautorale, come invece avveniva in passato. Il suo nuovo album, Futuro proximo, ci dà un assaggio di quello a cui il genere umano va incontro, un baratro personale e sociale che ci siamo scavati con le nostre mani.
Nonostante questa premessa, Futuro proximo non è un disco cupo, bensì una lucida disamina sui sentimenti e sul nostro quotidiano. Il tutto in perfetto stile UMG, ovvero liriche intime e di una serietà disarmante, quanto dirette e stranianti. Rime che ti spiazzano, declamate da una voce malinconica, liquida e turchina (per citare le parole di Avanguardia), avvolte in un pop rock ricco di contaminazioni. Dalla coda elettro-noise di Alba boreale agli echi prog di Graziaplena, fino agli accenti dark di Dimenticare il tempo, tra ballate (Il vento e il cigno) e pezzi strumentali dal vago sapore vintage (Ieri nel futuro proximo), tutto è perfettamente orchestrato, ogni cosa è al suo posto, anche (e soprattutto) la chiusura con la bellissima Mea culpa, nell’impalpabile intimità di voce, piano e archi.
La carriera di Umberto Maria Giardini, in tutte le sue incarnazioni, ci regala oggi un artista completo, con una personalissima forma espressiva che lo rende sempre molto riconoscibile, capace di evolvere sul piano della scrittura come su quello musicale senza penalizzare nessuno dei due.
Un aspetto però resta costante nel tempo: a costo di sembrare banale, i suoi album non sono davvero per tutti; necessitano di diversi ascolti e di una lunga metabolizzazione per far emergere tutte le varie sfaccettature. Consiglio quindi di aspettare un attimo prima di rispondere alla domanda finale di Alba boreale: Mi ami oppure no?
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