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Tutte le Cose Inutili : Non Ti Preoccupare

Da Prato il duo toscano Tutte le Cose Inutili pubblica un disco a loro detta serio (Non Ti Preoccupare), mettendo a nudo le loro emozioni attraverso nove brani acustici, malinconici, tutto chitarra e batteria

Tutte le Cose Inutili

Non Ti Preoccupare

(Black Candy Records)

indie

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recensione Tutte le Cose Inutili - Non Ti PreoccupareTutte le Cose Inutili sono due 27enni di Prato che hanno iniziato cinque anni fa a suonare una forma di cantautorato punk girando l’Italia, producendo tre dischi, diversi Ep e stampando persino alcuni loro libri accompagnati in musica. Non Ti Preoccupare è il nuovo lavoro in coppia di Leonardo e Francesco (Lao e Meo) che alternano il lavoro vero (Leonardo lavora in un hotel) con il proprio progetto musicale in attesa del botto. Che non significa necessariamente riuscirci e poi dormire sonni tranquilli.

Dopo tanta autoproduzione, Non Ti Preoccupare esce per l’etichetta Black Candy ed è un disco lo-fi, acustico, a tratti minimalista, caratterizzato da toni malinconici e liriche introspettive, con un paio di pezzi tirati come l’introduttiva Millenovecentonovantotto ma che rimangono sempre attenuati. L’album prende il titolo da una frase d’incoraggiamento ricorrente dell’amico Meo, perché suonare oggi è un’impresa composta di date al buio, post-concerti senza sapere dove passare la notte, automobili in panne, locali che all’ultimo momento si tirano indietro, spese, spese e ancora spese.

Ascoltando questo duo gli accostamenti musicali si avvicinano a Vasco Brondi, Diaframma (sembra di vederci Fiumani in Questa Città è Bella), Offlaga Disco Pax, Iosonouncane, Zen Circus ma senza quell’elettricità dirompente che ci si aspetterebbe, perché si tratta di suoni asciutti senza propulsioni soniche. Ascoltiamo richieste di aiuto (Ho Paura Dei Giorni), confessioni di blocchi mentali (Luce e Notte Fonda, forse uno dei migliori pezzi), metafore di binari che seguiamo ostinatamente (E Partono i Treni) e nel reading di Va Tutto Bene si fa un po’ di sperimentazione sonora.

Non sono convinto del cantato di Leo, intonazione sghemba e smorzata in parecchi punti, ma non dispiace la leggerezza di alcune canzoni che hanno quell’aria poetica e agrodolce. In generale il disco è come una casa con tanti ambienti scarni che ti lasciano un garbato senso di malinconia e andrebbe arredata con qualche mobile in più per non lasciare traboccare troppa intimità. I Tutte Le Cose Inutili hanno delle qualità che devono uscire da quelle stanze, e noi le porte le teniamo aperte volentieri.

 

 

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Luca Paisiello
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