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Turin Brakes: Invisible Storm

Con Invisible Storm, i Turin Brakes cercano di tracciare una linea scarna ed essenziale tra i conflitti interiori di ognuno di noi e il mondo esterno

Turin Brakes

Invisible Storm

(Cooking Vinyl)

indie-folk, alternative

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recensione Turin Brakes- Invisible StormAppena dopo la pubblicazione di Lost property nel 2016 e il conseguente tour mondiale, i Turin Brakes hanno sentito l’esigenza di tornare subito a comporre per dare alle stampe un album immediato, con poca post-produzione. Nasce così Invisible Storm, altro tassello che va ad aggiungersi alla storia ormai quasi ventennale della band britannica.

Alfieri di un genere alternative di chiara contaminazione folk che negli ultimi anni ha conquistato una generosa fetta di pubblico (anche giovane), con Invisible Storm il gruppo di Olly Knights e Gale Paridjanian continua a muoversi all’interno della propria comfort zone, abbandonando la ricerca e la varietà dei primi lavori. Eppure, lo fa in modo sublime, con meticolosa cura e attenzione a suoni e testi, portando in scena l’ambivalente concetto di tempesta invisibile, quel tumulto presente in ognuno di noi – sebbene non sempre visibile all’osservatore – così come quell’inquietudine che pervade la società moderna.

L’album si apre con il primo singolo estratto, Would you be mine, che strizza l’occhio a quelle sonorità eighties nelle quali è facile sentire l’influenza di gruppi come i Talk Talk, indicati spesso agli esordi come ‘spiriti affini’. Con Wait, secondo singolo, iniziano i pezzi più easy-listening, perfetti per l’airplay così come per una gita in macchina in una giornata primaverile. Il tappeto alt-folk prosegue traccia dopo traccia in tutta la sua scarna semplicità, fino ad approdare a una delle canzoni più riuscite di quest’opera, Deep sea diver, un lento voce e chitarre disarmante quanto potente nella sua essenzialità.

Il folk ammantato da un’aurea vintage raggiunge il suo apice nella title track, giocata come molti altri brani su un intro piano e voce (o voce e chitarra, come in Tomorrow) molto profondo, per poi aprirsi a mano a mano che la chitarra si fa spazio, creando un sound estremamente riconoscibile quanto attuale e fruibile dal grande pubblico.

L’eterea Smoke & mirrors e i richiami alle melodie à la Simon & Garfunkel di Don’t know much traghettano l’album verso rive sicure, giungendo alla conclusione senza troppi scossoni e lasciando che anche la tempesta invisibile si plachi.

Per appassionati e non, non perdetevi il tour promozionale che a maggio toccherà anche il nostro paese con quattro date.

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Simona Fusetta
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