Thee Mutandas
Son Of A Bitch
(Cd, (R)esisto)
hardcore punk
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C’era una volta il motto “Hey Ho Let’s Go”: gli anni passano, e i Thee Mutandas hanno ben pensato di creare il nuovo “Hey Hey Asganaway”. Due motti a confronto, il primo dei mitici Ramones, il secondo invece di questo duo ferrarese che si ispira tantissimo allo storico gruppo punk newyorkese.
James Johnson e John Jameson i loro nomi, ovviamente nomi d’arte. Invece il nome del gruppo deriva dal loro modo di esibirsi dal vivo: rigorosamente in boxer. Cantano entrambi (con una seconda voce per lo più stonata), e sono un duo batteria-chitarra. Il loro approccio agli strumenti è agggressivo: la batteria martella e la chitarra ruggisce.
Son Of A Bitch, loro esordio discografico, è composto da 13 canzoni di hardcore punk alla maniera dei Ramones, dei Misfits (tolta ovviamente la componente horror). Più che canzoni sono slogan: nei brani (quasi tutti sotto i 3 minuti) viene ossessivamente ripetuto il titolo su una batteria che picchia forte e la chitarra sempre distorta (Son Of A Bitch). A volte il titolo della canzone è alternato con un’altra frase al massimo, come in I Don’t Like You. L’unica canzone che non sembra uno slogan è My Girlfriend, dall’andamento poppeggiante e dotata di un vero testo. D’altro canto il lato demenziale si fa spazio in brani come Chicken In The Kitchen e No Trip For Cats.
Il lato interessante della vicenda è che i Thee Mutandas per tutto l’album Son Of A Bitch non si prendono mai sul serio, eccezion fatta per la lenta ballata di I Die Today.
In poche parole l’originalità non è il loro forte, ma almeno lo ammettono (e lo dimostrano).
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