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The Staches: This Lake is Pointless

Gli Staches, pur avendo carta di identità svizzera, sono la giusta fusione tra le follie brit-pop e l'energia del pop-punk rigorosamente anni '90.

The Staches

This Lake is Pointless

(Les Disques Bongo Joe)

brit-pop, pop-punk

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recensione The Staches- This Lake is PointlessA metà anni 90 il brit pop dominava le classifiche. Oasis e Blur erano i Beatles ed i Rolling Stones del momento, ma dietro c’era un movimento pauroso con Supergrass, Mansun, Dodgy, Pulp ed altri ancora che realizzavano dischi che andavano in vetta alle classifiche di mezza Europa.

Come ogni movimento musicale che si rispetti, anche il brit pop aveva le sue venature da rotocalco rosa e non passò sotto traccia la notizia del fidanzamento tra Damon Albarn, leader dei Blur, e Justine Frischmann, cantante di una band dalle venature punk, al secolo gli Elastica che partirono con il botto, salvo poi sciogliersi come neve al sole con il passare degli anni quando tutto andò leggermente e malinconicamente evaporando.

Perché tutto questo viaggio a ritroso si chiederà l’attento lettore? La risposta è molto semplice.

Gli Staches, pur avendo carta di identità svizzera, sono la giusta fusione tra le follie dei primi Blur (periodo Modern Life is Rubbish, per essere molto chiari) ed il pop punk degli Elastica.

This Lake is Pointless è un disco veloce, che dura pochissimo e le cui canzoni toccano una sola volta i quattro minuti. Se escludiamo tre piccole intro, ci sono solo nove brani che devono essere analizzati e qui arriva il difficile, perché oltre alle somiglianze stilistiche con le band sopra citate, ci sta davvero poco da dire.

Le canzoni, purtroppo, si somigliano tutte, senza che ci sia, almeno, il brano che spacchi o faccia da singolo portante per tutto il lavoro, come fu al tempo per gli Elastica che misero insieme un paio di “bombe” da classifica.

Qui, invece, tutto somiglia e pare uguale. Dalla prima all’ultima nota, non ci sono canzoni che possono far gridare al miracolo o possano, comunque, attirare gli amanti di un genere (brit pop) che ancora tanti proseliti ha in giro per il mondo.

Ed è, tutto sommato, un peccato, visto che le idee di partenza degli Staches sono anche buone, dal momento che si è attinto a piene mani ad un repertorio degno di tal nome. Il problema è che le idee, per quanto interessanti, non si sono sviluppate nel modo giusto, lasciando un senso di vuoto e di grigia amarezza nell’ascoltatore.

 

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Francesco Brunale
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