The James Taylor Quartet
The Template
(Cd, ChinChin)
funk, soul, acid zazz
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The Template segna i 25 anni di carriera musicale dello storico musicista britannico James Taylor, virtuoso dell’Hammond ed esponente di spicco della scena jazz-fusion, funk, da non confondere con l’omonimo cantautore americano. Taylor e il suo quartetto hanno un trascorso che risale all’ormai lontano 1986, e, nel corso degli album (ben 21) e dei tour, hanno sviluppato un’esperienza e un seguito ragguardevoli.
Il dialogo musicale proposto da questi grandi musicisti (oltre all’organista, Chris Bestwick, Gary Crockett, Neil Robinson, rispettivamente chitarra, basso, batteria) si dimostra davvero fertile e interessante anche in questa occasione, sintetizzando in un colpo solo immediatezza melodica, ricercatezza stilistica e cesellature tecnico-esecutive. Non solo cover funk di sigle di film degli anni sessanta, come nell’esordio Mission Impossible (1986), e nemmeno la mera notorietà televisiva regalata loro dal tema di Starsky & Hutch, ma una band a tutto tondo, con una personalità artistica chiara e percepibile.
Protagonista indiscusso di queste dodici composizioni l’organo Hammond di Taylor, capace di tessere paesaggi sonori fluidi e dal sapore positivamente vintage, accompagnandosi vuoi col delicato flauto di Gareth Lockrane, vuoi con l’intensa e vigorosa voce white soul di John Turrell, la cui performance completa varie canzoni con un comparto lirico di tutto rispetto.
L’intensità, per altro già alta con l’opener, The Template, aumenta con l’emozionale Woman, riprende fiato con l’ariosa ballad Autumn River, e poi prosegue, senza soluzione di continuità, rivelando un album compatto e omogeneo. Chiaramente il sound dell’organista di Rochester ha anche diverse influenze e ispirazioni, che emergono qua e la come spontanei riferimenti al proprio background musicale, come in Why can’t we get along (Isley) e Light up your Soul (Roy Ayers).
Il coefficiente funk di questi brani resta sempre piuttosto alto, finalizzando una direzione stilistica che parla al presente, utilizzando con efficacia un vocabolario proveniente dal passato. Piace, in questo senso, anche la scelta, controcorrente e anticommerciale, di registrare e trattare il disco con apparecchiature analogiche, direttamente presso gli studi dell’autore, scelta, questa, che contribuisce indubbiamente molto alla ricchezza e al calore del sound che si respira lungo l’ascolto di The Template, album che non fa che confermare in toto il valore del James Taylor Quartet, esemble integro e capace, la cui reale caratura artistica emerge completamente soprattutto nella vivace libertà del contesto live.
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