The Horrors
Skying
(Cd, XL)
glo-fi, shoegaze, psychedelia, rock, post-punk
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A mio avviso sono almeno due i modi in cui è possibile affrontare la terza fatica dei The Horrors, questo Skying appena uscito. Ascoltarlo e valutarlo in quanto tale o all’interno della discografia della band.
Nel primo caso siamo davanti a una specie di bignami-omaggio a tutto ciò che in Inghilterra è passato negli anni ’80, dai Psychedelic Furs (Changing the Rain e Ocean Burning sono i brani che più si rifanno a qiuesta band e [casualmente?] sono rispettivamente in apertura e chiusura dell’album, ai Galaxy 500, dai primi Simple Minds ai Ride, dagli Echo & The Bunnymen ai My Bloody Valentine, dagli Stone Roses ai Primal Scream, sforando quindi nei ’90. Ma il giochetto potrebbe continuare ancora a lungo. Nel secondo caso invece dovremmo constatare che i The Horrors degli esordi, i nipotini dei Cramps, sembrano morti e sepolti da un pezzo (da “ben” quattro/cinque anni).
Disco vario e variegato, con Moving Further, Skying arriva negli stessi territori psichedelici esplorati in più occasioni dai Chemical Brothers, senza subirne l’estetica del mixer; ma vengono addirittura ripresi i troppo presto dimenticati A Flock of Seaguls.
Insomma, nulla di nuovo all’orizzonte. Ma questo lo sapevamo già. Quello che non sapevamo, forse, è che i The Horrors sono una band che probabilmente non ha un progetto di vita ben chiaro e definito, una cifra stilistica scolpita nel granito, ma di sicuro è in costante crescita e ancora una volta ci regala un album piacevolissimo dall’inizio alla fine. Al di là dell’hype e delle provocazioni degli esordi, oggi in mano abbiamo una band (e un disco) abbastanza maturo da non risultare fastidioso nel suo essere assolutamente derivativo; certo, se si trattava di una band italiana tutta la critica li avrebbe fatti a pezzi da quel dì, accusandali di non avere una personalità originale, ma il marketing ha le sue ragioni, i The Horrors sono il prodotto e noi i destinatari del messaggio.
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