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The Elected: Bury Me In My Rings

Dopo due album usciti per Sub Pop, stavolta The Elected di Blake Sennet mettono sul mercato la loro terza fatica sulla lunga distanza via Vagrant Records

The Elected

Bury Me In My Rings

(Cd, Vagrant Records)

indie pop, folk

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The Elected- Bury Me In My RingsBury Me In My Rings è il terzo disco di The Elected, ma potremmo considerarlo a tutti gli effetti un lavoro solista di Blake Sennet (aka lead guitar nei Rilo Kiley) che è l’anima e il centro intorno a cui gravita la formazione losangelina.

E’ il frontman a firmarne la produzione e a suonare quasi tutti gli strumenti: «Ho suonato quasi tutto io, così è stato più facile eliminare quello che non andava senza ferire i sentimenti di nessuno… Poi ho chiamato i miei amici a riempire gli spazi vuoti». Amici che possono riassumersi essenzialmente col nome di Mike Bloom, una sorta di vice di Sennett nella band.

Le coordinate di Bury Me In My Rings sono da ricercarsi in un indie pop con reminiscenze west coast, il che può essere tradotto in parole povere con delicate armonie vocali e cullanti melodie di chitarre e tastiere, il tutto farcito con una discreta dose di melassa.

Il risultato è discutibile. Se l’ascolto di brani come Babyface, primo singolo, e See The Light, violino e ritmo accattivante, è piacevole e assai gradito, in altri momenti un po’ meno fortunati (Go For The Throat, When I’m Gone) si sfiora l’assuefazione. Importante il contributo chitarristico di Bloom, che con la sua lap steel colora con tinte hawaiane e ariose canzoni come Time Is Coming e soprattutto Trip Round The World.

Nonostante gli arrangiamenti siano leggeri ed orecchiabili, l’album non riesce a fare il botto. I pezzi, per quanto smielati, faticano ad appiccicarsi addosso! Forse la pecca sta proprio nel fatto che il dolce qui diventa sdolcinato e di conseguenza banale. Se poi ci aggiungiamo la vecchia, ma purtroppo veritiera, storiella del già sentito, il disco si adagia giusto appena sopra la sufficienza.

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Antonietta Frezza
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