The Conformists
Divorce
(Aagoo Records)
post punk, noise
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I The Conformists sono una band per la quale è decisamente impossibile utilizzare la locuzione latina “Nomen omen”. Vi basterà dare un’occhiata al loro sito per capire che siamo di fronte a tutt’altro che musicisti conformisti, schiavi delle tradizioni o delle convenzioni. Sin dagli esordi nel 1996 portano avanti una personale deriva anti-melodica in chiave post-punk, che gli ha permesso di dare vita a uno stile unico, non per tutti.
Divorce, il loro quarto album in studio, vede il ritorno di Mike Benker alla voce, oltre all’ennesimo rimaneggiamento nella lineup, ed esce in formato digitale, lp e cassetta, cavalcando l’ultimo trend che sta riportando in auge questo supporto un po’ âgé.
Divorce rientra perfettamente nei dettami classici del gruppo americano: un album breve, di soli sei pezzi (anche se uno di questi, Meow, dura 13 minuti), nei quali della musica nel senso classico del termine non troverete alcuna traccia. Chitarra, basso e batteria in una ritmica storta e distorta in stile post-punk (Reverse Alchemist) si accompagna a cali improvvisi di volume e intensità, per lasciare infine spazio a loop dal sapore ipnotico e primitivo (Meow).
La musica dei The Conformists è personale, dissacrante e contraria a ogni legge della composizione, perennemente al confine tra sperimentazione e cacofonia. Un confine sottile, spesso difficile da tracciare, lungo il quale però il quartetto statunitense sembra muoversi bene, raccogliendo consensi e suscitando – perché no? – qualche perplessità.
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