The Black Animals
Samurai
(Stormy Weather)
rock
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Prendere una immediata “cotta” per i The Black Animals non è difficile. Con un esordio cosi gridato, svenato e contagioso, quale è questo Samurai, dieci tracce basate su una “scapestrata urgenza sonica e lirica” cosi irrefrenabile che ne possono soffrire anche i coni stereo, quello che per primo passa in testa all’ascoltatore è un senso di pienezza, di una sfrontata energia di credibilità che fa onore all’underground tricolore, di un worm up sonico carico di sudore e spontaneità molto personale che da solo costruisce numeri importanti e piaceri multipli.
Il quartetto di Città di Castello porta addosso la sana linfa del rock “a getto”, di quell’impatto distorto, elettrico, adrenalinico e strapieno di storie e concetti contemporanei, melodia e watt in una guerra pacifica che si esprime nel pieno delle proprie affinità. Tutto nasce da una idea di Alberto Fabi per poi allargarsi a band, e quello che poi diventa “esigenza di esserci” è rock da loud a palla, riff di chitarra, ritmi epilettici e sostanza lessicale, tutto da sputare fuori e in faccia alla società, da sparare dritto all’ovvietà falsa di tutto.
La tracklist abbaglia di luce propria chiunque ami le più aspre/dolciastre derivazioni rock, lo speed Purpleiano Tutto quello che, lontani anni ’90 dei Ritmo Tribale Non dovevi, L’unica, il funky storto Coriandoli o la deriva pop che chiude il lotto La tua pelle, fanno massa per il proseguo dell’ascolto totale, la chiave d’accesso per perdersi magnificamente in questa delirante ossessione made in Umbria.
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