Temple Of Venus
Messiah Complex
(Cd, Autoproduzione)
new wave
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Attivi da ormai un trentennio, i bolognesi Temple Of Venus, fondatisi nel 1984, pubblicarono il primo album ufficiale solo nel 1997. Dopo tanti demo tapes, la band pubblicò il primo lavoro Zig’D’Bomb che valse loro paragoni con Echo & The Bunnymen, The Sound e The Cure.
Questo entusiasmo li portò ad ottenere un contratto con l’etichetta Tost Records che produsse il secondo lavoro, un ep intitolato 18th May 1980 in onore a Ian Curtis.
Anche negli anni successivi, la band, capitanata da Piero Lonardo, affiancato attualmente solo da Alessandro Montillo, non cambiò il proprio suono, restando nell’ambito della pura new wave.
Dopo alcune partecipazioni a compilation di gothic-rock e wave, arriva in questo 2011 il nuovo album Messiah Complex, frutto di 4 anni di lavoro.
Messiah Complex, presentato con una veste grafica molto accattivante ad opera di Luca Nieddu, è un concept album che vede come protagonista un novello Silver Surfer chiamato Sandy The Sugar Sandman.
La prima traccia, Across The Stars, parte forte con synth e sonorità elettroniche che richiamano fortemente i primi New Order fra echi e voci in delay; quasi 8 minuti di puro spirito new wave che non dovrebbe finire mai.
Più tranquilla e introversa la successiva Hide & Seek che apre le porte a Goodnight, il brano più sperimentale e cupo dell’intero lavoro.
Maggiormente affine alle sonorità new wave dei Joy Division è invece Sugar Sandman, soft in partenza ma con una scatenata cavalcata finale.
Si prosegue nell’ascolto di questi lunghi brani, molto distanti dalle sonorità alla moda che vedono il ritorno della new wave negli airplay alternativi. Forse il punto di forza è proprio questo, suonare anni ’80 ma con un piglio moderno che differenzia i Temple Of Venus dalla miriade di Curtis-cloni che escono ogni giorno.
L’ipnotica Anything Inside Me ci guida ad Hey Stranger, brano caratterizzato da un gran tiro alla Chemical Brothers ma con forti connotazioni di basso alla Joy Division.
Metropolitan fa calare leggermente la tensione seppur presenti degli interessanti riff di chitarra, ma già la seguente Love’s A Thing You Can’t Heal From riporta in un vortice sonoro che conduce al grandissimo finale con le sonorità acide e martellanti della conclusiva Tonight Can Be Done, uno dei brani migliori dell’album.
Questo lavoro dei Temple Of Venus è la riprova che si riesce a fare anche nel nuovo millennio della new wave interessante, senza apparire come dei cloni. Bravi !
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