Teho Teardo
Il Gioiellino
(Cd, Universal)
colonna sonora
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Teho Teardo è una di quelle ineluttabili realtà che popolano il nostro Paese. Per chi non lo conoscesse, costui è uno tra i migliori compositori di colonne sonore degli ultimi dieci anni (e non lo dice Stefano Ribeca perché è figo, lo dicono le sue candidature al David di Donatello per le musiche di L’amico di famiglia e La ragazza del lago, la sua vittoria dello stesso premio nel 2009 con le musiche de Il divo, e il Nastro d’Argento per L’amico di famiglia e Lavorare con lentezza). Le credenziali insomma ce le ha, il ragazzo.
Come già accadde per Il divo e per altre sue realizzazioni, è facile notare come la colonna sonora de Il gioiellino sia “indipendente” dal film in sé, nonostante riesca egualmente a soddisfare ampiamente le aspettative di Molaioli. La musica si sviluppa parallelamente al film, e non insieme; qui sta la forza di Teho Teardo. Perchè poi ci ritroviamo ad ascoltare il disco in camera con una sigaretta in bocca, e sembra di aver messo su un disco dark ambient piuttosto che un’OST.
La trama del disco si gioca tutta su degli intrecci tra sacro e profano, tra un’impostazione classica, orchestrale (sacro), ed un supporto elettronico, sintetico (profano). Da ciò ne scaturisce un lavoro che potrebbe sembrare un incrocio tutto italiano tra Trent Reznor e gli Explosions in the Sky, una post-rock onirico ma non celestiale, bensì fosco e crudele. Ampie dilatazioni orchestrali cadono vittime di inesorabili crescendo, accompagnati da tastiere e sintetizzatori; a volte invece l’intervento dell’elettronica è improvviso, estemporaneo, pronto a squarciare in due le casse dello stereo (Sparire Senza Dirlo). Ma i momenti più “alti” del disco restano due brani in particolare: I’m Gonna Leave You Anyhow You Die e Maps Of Immagination, sublimi e maestose celle di malinconia incredibilmente ammalianti (più volte le ascoltavo più mi alienavo dalla realtà). Per non parlare di Useless, una vera e propria canzone che sarebbe perfetta per le radio se non durasse circa nove minuti. Sembra un pezzo dance anni ’90 proveniente dalla scena madchester che vada rallentando fino a scaturire in una microsuite trip-hop.
Teho Teardo ha colpito ancora, ed ha fatto centro.
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