Suvari
Di Cosa Hai Paura
(NuFabric / Artist First)
pop
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Di questi tempi, realizzare un album è un’impresa molto complessa. Bisogna scrivere i brani, provarli, arrangiarli e registrarli e non sempre il risultato è all’altezza delle più rosee aspettative. Spesso ci si ritrova con un album dove su dieci brani, uno fa il singolone, tre o quattro sono buoni e il restante fa da contorno se non da riempi spazio. Detto tra noi, è una cosa un po’ triste.
Sono lontani gli anni in cui capitava di ascoltare un album e di trovarsi di fronte a una serie di canzoni una più bella dell’altra e tutte potenziali singoli, ma poi il mercato, la dura legge della discografia ha fatto sì che tutto questo sparisse in una bolla di sapone.
Allora si è tornati al caro e vecchio singolo. Un solo brano che finisce direttamente negli store digitali che permettono all’artista di non rischiare con album inutili e che contemporaneamente gli permette di restare in pista e non cadere nel dimenticatoio. Spesso succede anche che dopo una serie di singoli, l’artista desideri lanciare un prodotto più ampio e un EP è sempre la soluzione più ideale. Più breve, più sentito, più curato e più fruibile al pubblico.
E’ il caso di Luca De Santis in arte Suvari.
Suvari ha un passato come cantante dei LAGS con i quali ha inciso un album di nove tracce (Prove per un incendio) che ha portato in giro per l’Italia facendo più di quaranta concerti. Abbandonate le sonorità new wave, Suvari si ripresenta al suo pubblico con un nuovo lavoro (Di cosa hai paura) dal sound più fresco, più ballabile e più in linea con i giorni d’oggi.
Ci troviamo di fronte ad EP di quattro canzoni che al primo ascolto possono sembrare delle canzoni gioiose, ma se ci si ferma ad ascoltare bene i testi, ci accorgiamo che i temi affrontati sono insicurezze, paure, distanze e crescita.
E’ il caso di Altrove, dove si affronta il tema della partenza, un tema legato alle paure, alle incertezze, all’insicurezza di trovarsi da un’altra parte lontano dalle certezze che una casa può dare.
La title track, dichiara l’autore, nasce come motivetto che Suvari si canticchia nella testa per non scordarselo e alla fine il “na na na na” diventa il ritornello.
Tutte le canzoni nascono in maniera spontanea e si ha quasi la sensazione di avvertirla questa spontaneità e questa semplicità. L’autore dichiara ancora che le canzoni sono nate tutte di getto e che in fase di registrazione delle’EP, abbia voluto mantenere una certa spontaneità per far si che le canzoni non fossero troppo costruite da farle sembrare finte e quindi non sincere.
Forse l’unica pecca di tutto il lavoro è che ascoltandolo non sembra di trovarci una grande originalità, molte sonorità ricordano lavori alla Tiziano Ferro o Paolo Meneguzzi, ma nonostante ciò è un lavoro piacevole da ascoltare magari quando si è in macchina durante un viaggio. Comunque l’autore si dimostra una leva molto interessante da seguire nel nostro panorama e se queste sono le premesse, chissà cosa ci riserverà nei lavori successivi.
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