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Sushi Rain: Cocktail

I fiorentini Sushi Rain pubblicano il loro secondo album, un gioiello di funky rock rapido ed indolore contaminato da soul, reggae e blues

Sushi Rain

Cocktail

(Jackson Records)

progressive funk

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SUSHI-RAIN_cocktailSu una delle colline della provincia fiorentina sorge Montespertoli, piccolo borgo che ha dato i natali ai Sushi Rain, autori di questo bellissimo Cocktail, folto gruppo istrionico che nel 2009 cambia faccia dopo aver concluso un’esperienza con la rock band dei Valentine e che da quel momento si dedica al crossover funky: si passa così dai Guns e i Motley a sonorità ispirate da Extreme, Living Colour e Faith No More.

Il gruppo si caratterizza per sonorità solari, seducenti e coinvolgenti, indossando maschere durante i loro concerti, arricchendo talvolta i loro spettacoli con alcuni elementi scenici. Sulla loro lista della line up attuale troviamo ben otto musicisti che in tutte le tracce del disco sanno farsi valere. Tecnicamente sono mostruosi, dalla gran voce di Matteo Carrai ai meravigliosi tapping di Francesco Bini, ma davvero gli altri sono ottimi compagni di avventura, compresa l’americana Nadia Koski al sax e alle voci.

Introdotti da un tenore fuori forma fischiato durante una pessima esibizione di Vesti la Giubba, si parte forsennati con Bunga Bunga, riempita di citazioni musicali come in altre parti del disco. Si divertono, e si sente, e si passa da brani che troverebbero spazio in qualche musical di Broadway (Why), a revival anni 70 con venature soul blues (March of Groove) dove brillano chitarre alla Nuno Bettencourt e un comparto ritmico da paura anche nelle contaminazioni reggae sparse in giro.

Sonorità ben definite, un’ottima produzione e una musica personale e brani che non stancano mai, sempre in gran tiro e compattezza con una certa intensità del cantato, infarcendo i pezzi con momenti groovy ed interessanti. Belle e profonde anche le due ballate acustiche Free e One.

La combo voce e ritmica nei 12 brani ci regala un crossover autorevole e impetuoso che raccoglie schizofreniche soluzioni, con un susseguirsi di brani che ci convincono che questi toscanacci sanno mescolare rock, funky, blues, soul e reggae nel loro pentolone, portando avanti con disinvoltura la propria proposta musicale. Certo in Italia è dura arrivare in classifica, ma intanto dategli un palco in ogni città, se lo meritano.

 

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Luca Paisiello
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