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Stefano Morelli e Marco Mati: Split

L’etichetta Lapidarie Incisioni prende in prestito la struttura del vinile per presentare due cantautori nostrani così lontani, eppure così vicini: Stefano Morelli e Marco Mati

Stefano Morelli e Marco Mati

Split

(Lapidarie Incisioni)

folk, rock, canzone d’autore

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[youtube id=”e5EWjMkkfc4″ width=”620″ height=”360″]

Stefano Morelli e Marco Mati- SplitSplit è un disco vintage, più negli intenti che nei suoni. È un cd diviso in due, lato A e lato B, come il vinile di buona memoria che i giovani d’oggi stanno piano piano tornando ad apprezzare. E ogni lato è dedicato a un cantautore nostrano. L’etichetta Lapidarie Incisioni riesce così in un colpo solo a far conoscere due artisti apparentemente distanti tra loro (Marco Mati e Stefano Morelli), ma accomunati dalla volontà di dar voce a un linguaggio personale che è frutto di viaggi, vita vissuta o ancora da vivere.

Il lato A è dedicato alle sonorità internazionali del milanese Marco Mati, che nelle sue sei tracce spazia dal country folk di matrice americana (Hout of my hands) al funky (Diamonds and gold) e al reggae (Precious). La versatilità di questo cantautore si rivela vincente anche nell’ultimo pezzo in italiano (Nuda), molto più affine alla tradizione cantautorale del nostro paese rispetto ai precedenti, che affondano le radici oltreoceano.

Il lato B è invece dedicato al cantautore napoletano Stefano Morelli. La sua scrittura, lirica e malinconica, tramuta in parole l’amaro disincanto e l’amore per il mare della sua terra (di cui omaggia anche il dialetto in Te vulesse). Le sei tracce sono equamente divise tra lingua italiana e lingua inglese, quasi a voler dipingere due realtà diverse, una più nostrana, l’altra più internazionale, che in realtà si somigliano più di quanto si possa immaginare. Sonorità semplici ma ricercate, che però raggiungono l’apice in abbinamento all’idioma locale, caratterizzato da maggiore forza espressiva.

Devo dire che il metodo scelto dalle Lapidarie Incisioni per promuovere due artisti emergenti è decisamente interessante: invece di adottare la forma dell’EP, più specifica ma in un certo senso limitante, mettere insieme due artisti con intenti comuni permette di dare loro maggiore visibilità, dimostrando che il cantautorato in Italia non è morto, ma per certi versi sta vivendo una seconda giovinezza.

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