Stefano Meli
Ghostrain
(Seltz Recordz)
blues
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Il prismatico talento del bluesman siciliano Stefano Meli rimette all’appello il vezzo immortale dell’Americana sporcata di blues, di solitudine che si taglia con il coltello delle visioni e di quei suoni che ripristinano il ciclo “chiaroscurale” degli hobos solinghi, spiriti prede di febbri, storie nette e umanità al centro dei grandi open space virtuali.
Ghostrain è un disco focale, strumentale e pieno di fantasmi, ombre, magnificenza e anima, un lavoro che favorisce la luce sulle striature rossastre del crepuscolo, un disco che nell’arco delle sue dieci tracce ipnotizza l’ascolto, lo rende felicemente succube dei suoi luccicori metedrinici, innalzandolo poi a testimone di un infinito mai allineato alla quotidianità.
Linee sonore di dobro, chitarre, slide, armoniche, charango, stomp, percussioni essenziali e sparute nuotano dentro chiazze lisergiche immacolate, respiri letterari tra Caldwell e Steinbeck a dare sostanza di riferimento a questa sacca sonora di silenzi emozionali, di trip aggiunti come fossero stelle da scrutare innocentemente.
Da Walkin’ a Fuckin’, dalla titletrack a Winter, soffermandoci sugli istinti mediorientali di Gaza 2 è tutto un fuoco di sangue caldo, di armonie che generano sogni e deliri a ripetizione. Bello!
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