Stage Of Reality
The Breathing Machines
(Nuvi records )
hard rock, metal
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Andrea Neri è la mente che si nasconde dietro il concept album The Breathing Machines, lavoro realizzato con altri quattro musicisti con fui forma la band Stage Of Reality.
Nel suo curriculum troviamo collaborazioni con musicisti quali Blaze Bayley (cantante degli Iron Maiden dal ’94 al ’99), l’orchestra del musical Les Miserables e la band prog metal Astarte Syriaca.
La sua creatività è prolifica e la sua visione chiara, tanto da permettergli di costruire un articolato racconto attraverso la musica.
L’ispirazione su cui poggia questa opera è ben illustrata nel materiale informativo che ci è arrivato:
“The Breathing Machines è un concept album ispirato principalmente a tre opere: l’articolo di Pier Paolo Pasolini sulla televisione nel 1973, scritto per il Corriere della Sera, 1984 e La Fattoria Degli Animali di George Orwell. (…)
La popolazione dell’Occidente ha subito un progressivo impoverimento culturale, ma ha anche raggiunto un benessere economico senza precedenti: uomini e donne sono ormai allineati ideologicamente, politicamente e socialmente.
Il senso critico è del tutto annullato(…). Una casta detiene la Conoscenza e la trasmette in segreto alle generazioni elette, nascondendola ai cosiddetti Grigi, le persone comuni.
John, il nostro narratore, realizza che uomini e donne sono in grado di usare il cervello solo per compiere azioni semplici e prendere decisioni elementari. (…) I Grigi hanno quindi bisogno di una nuova coscienza, (…) di riuscire a sentire la mancanza di certi valori, sentimenti, pensieri che distinguono gli esseri umani da delle macchine che respirano.”
Scusate la lunga citazione, ma troncarla a metà l’avrebbe resa inutile.
Strano come proprio ieri abbia partecipato ad un incontro in cui imprenditori, dirigenti scolastici e filosofi si sono interrogati proprio sulla mancanza del pensiero critico e come ciò stia impoverendo le nuove generazioni. Ma poi proprio un caso non è, si tratta semmai di un argomento quanto mai attuale.
Tornando al lato puramente musicale, ascoltando la prima canzone ho pensato ad una band ispirata al crossover degli anni ‘90 capitanata da Al Bano Carrisi. Ammetto la ruvidezza delle mie prime impressioni (sono un vero schiacciasassi sotto questo aspetto), ma non fatevi fuorviare.
Quello che poi ho messo a fuoco è un cantato con una forte impronta italiana (vibrata, potente), che s’inserisce in un contesto heavy metal (hard rock sarebbe meglio dire).
Le influenze musicali, però, a loro volta sono varie e si arriva quasi a pensare al nu metal in certi momenti, quando il basso trova spazio per esprimere il suo groove (Grey Men, Mindless). Peccato che venga velocemente riassorbito dall’urgenza epica della formazione – o di chi la dirige.
Nota positiva per la cover: non particolarmente innovativa (parola poco consona per gli Stage Of Reality), ma perfettamente equilibrata nella composizione, che fa convergere l’occhio dell’osservatore sulla figura scura nel basso centro.
Il giudizio finale? Tenendo conto che sono sempre stringata nelle recensioni, vorrà pur dire qualcosa se ho avuto tanto da dire in questa occasione. Le melodie vi rimarranno in mente già dal primo ascolto, anche a causa dei lunghi finali (una costante non troppo positiva dell’opera).
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