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Speedliner: When The Light Begins To Fade

Scenari quotidiani al calare delle tenebre, l'intrecciarsi gioie e dolori, di alienazione e disvelamento umano: questo è il paesaggio di luci ed ombre delineato dalle note degli esordienti Speedliner

Speedliner

When The Light Begins To Fade

(Cd, Produzioni Dada)

rock, pop, new wave


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Speedliner: When The Light Begins To FadeAnche la scena musicale ha i suoi trend: tra quelli che hanno subito una ripida impennata negli ultimi tempi figura senz’altro la tendenza esterofila che, più o meno consciamente, diverse band nostrane fanno propria. Se gli Speedliner sono annoverabili tra queste è perché i modelli di riferimento individuabili ad un primo ascolto del loro album di debutto When The Light Begins To Fade, sono pressoché tutti da ricercarsi molto lontano da qui. Ma procediamo con ordine.

La neonata band di Desenzano ha effettivamente visto i suoi natali solamente un anno fa, grazie alla convergenza progressiva degli interessi dei singoli componenti, primi tra tutti i commilitoni dei The Oranges, Matthew Zak e Jimbo, seguiti da Ianna e Charlie Malone, rispettivamente nelle vesti di batterista e polistrumentista, ognuno dei quali con un po’ di gavetta alle spalle.

A dispetto di questa attitudine apparentemente e nominalmente crepuscolare, il disco è tutto sommato scindibile in un una buona dose di pop frizzante e sbarazzino e in un residuo di rock vecchio stampo, impostato su distorsioni, ritmi veloci e impiantato sull’architettura strutturale più tipica della classica forma canzone, come in Wake Up. Non mancano tuttavia richiami alla tradizione new-wave britannica, il cui esempio è fornito dal pezzo in chiusura, la tiepida e dolentemente nostalgica Without You; un capitolo a parte è invece l’influsso del revival più recente, che confluisce in elevata concentrazione in tracce come Love Is A Warm Gun, di chiaro ed innegabile stampo The Killers.

Nel complesso ci si trova di fronte ad un pacchetto di dieci tracce con un’ottima coesione stilistica interna: l’unica pecca, se si vuole azzardare con un pizzico di pignoleria, è l’impiego di una pronuncia che, seppur buona, risulta facilmente “smascherabile”, facendo mancare al tutto un po’ di naturalezza. Niente di troppo stridente dopotutto.


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