Soviet Soviet
Endless
(Black Candy Records)
post-punk
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I Soviet Soviet partono con un punto di simpatia in più perché sono di Pesaro, cittadina antagonista ai tempi della mia passione cestistica che coincise col ciclo della fortissima Scavolini ma che poi il fato, altrimenti noto come C.A.R. (il periodo di addestramento del servizio militare), mi ha fatto scoprire e apprezzare per il grazioso centro storico così densamente popolato di librerie. Endless arriva dopo un periodo di stand-by e, in un certo senso, rappresenta un po’ una svolta.
Eh sì, perché le idee che i ragazzi hanno portato in studio e che poi si sono evolute nei pezzi definitivi certificano senza ombra di dubbio che la direzione che ha preso la loro produzione si va orientando verso una dimensione più soft, se così si può definire.
La descrizione migliore a sintetizzare il percorso la fanno loro stessi, “Diremmo che è un album più pop! Un po’ è una mossa, è stata la nostra maturazione. Endless è più caldo, si nota subito che c’è una parte melodica più evoluta”.
Questo, naturalmente, non deve trarre in inganno. Non aspettatevi di ascoltare Tiziano Ferro o Giorgia. I Soviet Soviet rimangono una band di nicchia che, semplicemente, cerca un maggior respiro ma senza stravolgersi o rinnegare sé stessa in alcun modo.
“Sicuramente è un continuum di Fate (l’album di esordio del 2013, NDR) nel senso di punto di partenza, perché come in ogni viaggio bisogna pensare a un punto in cui e da cui partire e soprattutto ripartire. E Così è stato. Endless è una storia intensa, una cosa pura, che racconta un passato, un ‘educazione e un ragionamento introspettivo e personale, ma è anche una metamorfosi e l’inizio di una nuova vita”.
I brani sono nove e hanno tutti quell’atmosfera gotica che li caratterizza e che i sempre più numerosi fan che li seguono conoscono bene.
Diciamo che Endless si potrebbe sintetizzare come il risultato di quella carica e di quell’immediatezza che il trio ha sempre mostrato nelle incessanti esibizioni live che hanno riempito fino all’orlo il loro recente passato e, certamente, la sapienza e la riflessione che caratterizzano un lavoro in studio di registrazione più maturo e complesso.
“È un lavoro per molti aspetti più complesso anche dal punto di vista dell’arrangiamento stesso dei brani. Abbiamo cercato di sperimentare nuove sonorità pur mantenendoci sempre legati al nostro modo di intendere la musica e di suonarla. È un album completo da ascoltare nel suo insieme. Ci sono brani riflessivi e tracce più potenti che spingono i suoni fino alla distorsione pur mantenendo sempre i testi come elemento fondamentale all’interno della composizione. Endless è il frutto di un lavoro lungo e ragionato, fatto di sperimentazioni e di innovazioni ma sempre legato al nostro modo “istintivo” di suonare e di intendere la musica.“
Insomma, quello che propongono Alessandro Costantini (chitarrista), Andrea Giometti (voce/basso) e Alessandro Ferri (batteria), è quasi un all-in.
Ma, si sa, il coraggio è l’elemento essenziale di ogni sfida. E a questi ragazzi non manca di certo.
Quindi, almeno un ascolto, lo meritano.
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