Sonnocolla
E.R.A.
(Seahorse recording)
rock
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Nonostante il panorama musicale italiano sia, ogni giorno di più, territorio fertile di cliché senza cognomi, si possono continuare a ricercare prodotti interessanti all’interno del rock cantautorale tipicamente nostrano; E.R.A., primo album della band sarda Sonnocolla ne è un buon esempio. Non è un capolavoro, ma è una buona partenza, piena di ottime intenzioni e di atmosfere minimali e gustosamente rockeggianti. Muovendosi tra influenze che vanno dai Mars Volta ai Verdena, il disco scorre piacevolmente senza strafare, rimanendo sull’onda di un sound essenziale e di una buona originalità che si evolve abbastanza sapientemente di brano in brano.
Bruceranno i giorni è la dinamica apertura: i suoni sono un po’ confusi, ma c’è una bella energia (a tratti, non so perché, mi ricorda qualcosa di certi Litfiba) che sfocia nella seconda traccia, Le mani stanche, ricca di interessanti sviluppi ritmici e sonori ben orchestrati dagli strumentisti – in particolare da un batterista molto dinamico – e nella quale l’atmosfera dell’album inizia a prendere più forma, muovendosi in un clima di malinconia, rabbia e rassegnazione, ma anche di speranza seppur non priva di amarezza; queste sensazioni proseguono la loro evoluzione anche nei brani successivi, come la più melodica, ma non meno forte, Nutrire un nulla apparente e soprattutto nell’ottima Polvere nel vento. Anche i concetti espressi nelle liriche fanno parte di una buona evoluzione, i testi sono ragionati e da ragionare senza forzature e ben enfatizzati dalla voce del cantante, particolarmente calda, rauca e potente che non cade in imitazioni evidenti (certo il vocalist, forse non molto esperto, potrebbe sfruttare con maggior controllo queste sue qualità….ma per il contesto va bene così).
Qualche ferita si cela anche nella quinta traccia, Il disordine delle cose, una buona ballad composta da un ritmo accentato interessante e da armonie minimali ma buone; la successiva Vertigini orizzontali è invece un inaspettato cambio di rotta strumentale, uno di quei rischi che un gruppo, all’interno di un disco, deve compiere; esperimento riuscito per quanto mi riguarda, il brano spezza bene la monotonia nella quale si iniziava a rischiare di cadere.
Con L’amore in letargo si torna al buon new rock, così come con Il buio e con la bella chiusura Il gusto della ragione, brano dal riff iniziale bello hard, piuttosto incazzato e più americano del resto del disco – una chitarra un po’ più presente non avrebbe guastato.
Ciò che hanno davvero di buono questi ragazzi è che, nonostante ci sia del “già sentito” nel loro sound, si avverte comunque una buona originalità ben costruita di brano in brano, dovuta alla gran voglia di suonare che si evince dalle canzoni e dal modo in cui sono eseguite. Il loro è un rock tipicamente made in Italy senza tanti fronzoli. Solo un paio di cose mi hanno lasciato perplesso: una è la durata del disco, inferiore alla mezz’ora, anche se è vero che canzoni di questo tipo avrebbero stancato con lunghezze eccessive. Diciamo però che qualche momento “alto” in più sarebbe stato d’aiuto. Ma è anche vero che spesso sono troppo polemico.
L’altro appunto non è sulla band ma sul produttore: i suoni di questo disco potevano essere fatti molto, ma molto meglio: a volte sono confusionari, disordinati e poco chiari, spesso neppure le parole si capiscono bene a causa del sovrapporsi dei volumi.
Tutto considerato, comunque, trovo che E.R.A. sia un buon inizio, non una partenza in quarta, ma un buon motivo per incoraggiare i Sonnocolla e sperare in un bel secondo album.
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