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Shezoo: Agony Of Doubt

Con Agony Of Doubt degli Shezoo preparati a un tuffo nel passato, cotona i capelli, indossa giubbini di jeans e organizza una festa per amoreggiamenti con chi ti piace, non te ne pentirai

Shezoo

Agony Of Doubt

(Fastball music)

melodic rock

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Shezoo- Agony Of DoubtLa band, gli Shezoo, fondata originalmente nel 2006 da sei donne, oggi include anche componenti maschili nell’attuale line-up che ora consiste in una donna (She …) e tre uomini (… zoo). Gli Shezoo sono sicuramente influenzati da band come Iron Maiden, Led Zeppelin, Queensryche, Dio, Kingdom Come, Accept e molti altri artisti dell’era d’oro del metal degli anni ’80, nonché dai grandi nomi di oggi.

Il titolo dell’ultimo album degli Shezoo, Change, non è privo di ragione in quanto diversi eventi inaspettati hanno portato a vari cambiamenti all’interno della costellazione della band. Della formazione originale resta la carismatica frontwoman olandese Natacha che ha registrato il nuovo album Agony Of Doubt insieme con il chitarrista Micha, il batterista Jerry (CH) e il bassista Ralf.

Con questa line-up, è diventato subito chiaro che tutti vogliono la stessa cosa: creare nuove canzoni con molta energia ed energia e suonare sempre più spettacoli per scalare il palco di tutto il mondo – per intrattenere i fan di lunga data e il nuovo pubblico.

L’EP è composto da dieci brani che già dal primo in scaletta presenta quelle influenze anni ottanta che possono o meno piacere, personalmente mi piace la produzione musicale di quel periodo, ma comunque qualcosa di nuovo lo si percepisce, tralasciando gli accordi di chitarra o il basso o la stessa batteria, colpisce molto la voce di Natacha, una voce profonda, una voce che realmente ti prende e ti accompagna in quel periodo storico in cui la prima immagine che ti sovviene alla mente sono i rockettari con i capelli lunghi e ondeggianti ad un concerto. Niente headbanging furiosi, ma un ondeggiare abbastanza calmo.

Probabilmente l’EP poteva essere qualcosa in più se alla chitarra potente e alla batteria si fosse unita una voce un pochetto più incisiva in alcuni passaggi, non che l’album non sia bello, per carità è piacevole ascoltarlo, contiene anche una ballad tipica di quell’epoca, presente in realtà anche in molti album odierni di genere anche ben più potente, Mirror, è realmente un brano lento, dal sound da strusciatine e palpeggiamenti vari tipico delle feste di quanto ero adolescente e ci si riuniva a casa di qualcuno per ascoltare Bon Jovi o autori di quell’epoca che creavano l’atmosfera giusta per amoreggiare un pochetto.

Come opposto a questa ballad posso annoverare Living Dead Strangers, che ha una intro veramente interessante ed è un attimino più potente rispetto alle precedenti. In Key invece l’influenza degli Accept è veramente palese. Se avete voglia di buona musica, ma non vi va il metal o il punk questa è un’ottima alternativa.

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Iolanda Pompilio
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