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Seldon: Per Quale Sentiero

Secondo lavoro per i Seldon: piazzano un gran colpo con questo nuovo CD dal titolo Per Quale Sentiero, che prende a piene mani dal prog italiano degli anni settanta e lo rilegge in chiave moderna.

Seldon

Per Quale Sentiero

(Suburbansky Records)

progressive-rock

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Secondo lavoro per i Seldon che piazzano un gran colpo con questo nuovo cd dal titolo Per Quale Sentiero.

In realtà il sentiero della band toscana è ben tracciato. Ci si trova al cospetto di un gruppo che prende a piene mani dal prog italiano degli anni settanta e lo rilegge in chiave moderna, con una produzione degna di tal nome.

Sette canzoni, dalla durata abbastanza lunga, che hanno un grande pregio. Non annoiano chi le ascolta e, considerato che si tratta di una band che basa il suo sound in un progressive tecnico, ma non troppo, è già un grandissimo risultato.

Oltre all’abilità strumentale dei quattro, c’è da notare l’ottima forma in cui versa il cantante/tastierista Marco Baroncini che in molte occasioni ricorda davvero il Francesco Renga dei Timoria, ovvero un singer che in Italia era un lusso quando metteva la sua ugola al servizio di Omar Pedrini e compagni.

Entrando nello specifico prende immediatamente la solida Solaria, che rimanda con le sue tastiere e riff alla produzione dei Sons of Apollo di Mike Portnoy e Jeff Scott Soto.

Quando, invece, si vuole andare su sonorità più accurate e meno immediate, Corpo e Anima fa il suo effetto.

Undici minuti e venti di rock, in cui viene ripassata la storia del prog mondiale, ma anche italiano, con tanto di occhiolino al Banco del Mutuo Soccorso.

Quello che piace è soprattutto il tono raffinato delle canzoni che non sono mai banali e scontate e che non annoiano in alcun modo.

Il lavoro si chiude con l’ottima Deserto nell’anima che potrebbe rappresentare il manifesto di questa band su cui davvero tutti gli amanti del genere dovrebbero dedicare molto tempo. A volte i tesori nascosti sono molto più vicino a noi di quanto si possa pensare.

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Francesco Brunale
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