Scisma
Mr. Newman
(Woodworm)
alternative, indie, canzone d’autore
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Fino a qualche mese fa pensavo che nessun ritorno sarebbe stato più atteso di quello di Guerre Stellari, previsto per questo inverno. Nonostante gli alti e bassi il franchise conserva ancora intatta quell’aura propria dei miti; ogni volta l’attesa è talmente alta da far dimenticare tutti i passi falsi e si inizia a contare i giorni che mancano all’uscita. Poi la notizia che molti hanno atteso per 15 anni in barba a tutti i rate statistici: tornano gli Scisma e battono Guerre Stellari!
Nella mia testa ho fatto un ragionamento: il motivo per cui i fantasmi ci fanno paura è, in parte, anche il fatto che l’elaborazione di un lutto richiede tempo, energia, consapevolezza, rassegnazione e soprattutto un ordine mentale da rivoluzionare e digerire. Una volta elaborata, la perdita, diventa un chiodo fissato in un muro a cui appendere i ricordi, spolverarli, rivalutarli, elogiarli, utilizzarli come stella fissa mediante la quale orientarci durante la vita di tutti i giorni per andare avanti. Il crollo di quella certezza rende la nostra psicologia labile: il terrore che ne deriva è un po’ la paura di perdere i riferimenti, di vivere qualcosa che non possiamo e non sappiamo più controllare, gestire. I fantasmi rappresentano un po’ questo.
La fine degli Scisma ha dato a molti la possibilità di assurgerli ad astro fisso, punto di riferimento nel viaggio attraverso i mari della musicografia italiana. La loro sparuta produzione è stata elevata a pietra miliare, la loro alchimia è stata celebrata per anni come irripetibile, la loro morte ha dato spazio e vita ad uno degli artisti più profondi ed intensi e venerati degli ultimi 20 anni: Paolo Benvegnù, che degli Scisma era la spina dorsale.
E proprio intorno a Benvegnù si sublima questa reunion, intorno alla sua poetica, alla sua voce che un tempo era il contraltare di una Sara Mazo ipnotica e che in questa nuovo gioiello, Mr. Newman, sembra voler tenere un profilo fin troppo basso, lasciando a Benvegnù quasi tutto lo spazio. La formazione è pressappoco quella di 15 anni fa: due le defezioni che alcuni si aspettavano dal primo comunicato, tanto che non hanno suscitato neppure molto clamore né il minimo gossip.
Mr. Newman è un EP: sei brani, scritti tutti da Paolo Benvegnù (e si sente, verrebbe da dire). Ad un primo ascolto si resta straniti, perché 15 anni sono tanti, perché di acqua sotto i ponti ne è passata ed ha smussato tutte le asperità, ha placato molti degli impeti ed ha disteso i nervi di quello che era lo stile musicale di Armstrong e Rosemary Plexiglass. Non siamo di fronte ad un disco immediato e diretto, questo non è un (mini)album in cui trovare riflessi di cinquantenni che sperano di sembrare ancora quei ragazzoni di 20 anni fa.
In Mr. Newman troviamo una evoluzione di quello che erano gli Scisma negli anni novanta, una evoluzione ed una maturazione durata 15 anni e che, come ho già scritto, ha dato i suoi frutti in Paolo Benvegnù, artista maturato virando per allontanarsi da quella scia e che ora ri-tara la curvatura della sua rotta per intercettarla di nuovo, la scia.
Come per i dischi di Benvegnù (specie le ultime produzioni), anche questo degli Scisma ha bisogno di decantare per un po’ all’interno del lettore. Una volta preso possesso dell’ambiente e stabilitosi nello spazio circostante con comodità, il lavoro dei lombardi sboccia e spande il suo profumo. Dentro in effetti c’è tutto quello che sarebbe stato lecito immaginarsi da un disco degli Scisma: ironia, immagini, visioni, sogni, filastrocche, melodie accattivanti, sottotesti.
La maturazione, però, ha causato una piccola screpolatura: se è vero che l’intensità e la profondità ne hanno guadagnato, è proprio quell’impeto a soffrirne, soprattutto in termini di bpm. In almeno un paio di occasioni il metronomo settato a qualche punto di velocità in più avrebbe fatto gridare al miracolo.
Dicevo che la voce di Benvegnù la fa da padrona, così come tutta la sua poetica ed i temi a lui cari. Molte delle proposte sembrano ricordare più i suoi primi album da solista che non le produzioni licenziate insieme a gli storici comprimari; in special modo la title-track Mr. Newman e Metafisici, che sarebbero stati benissimo anche in Earth Hotel. Darling Darling è una Tungsteno funky, cantata in inglese ed italiano, con un testo apparentemente nonsense che cela densità e critica sociale inaspettate. Stelle Stelle Stelle è il racconto di un esterno giorno in un futuro à là Blade Runner che riprende quasi il leitmotiv di Darling Darling nell’affermare che “this is a perfect day “, Neve E Resina è una ballata delicata e sofferente che si ricollega ai paesaggi sognanti di Quando Passa Lei ed alla tensione di una Catherine che sembra darci il suo commiato, in questo brano, a dieci anni dalla precedente apparizione.
Come si suol dire: breve ma intenso, questo EP non stanca, nonostante i ripetuti ascolti. Complice, forse, la nostalgia, la malinconia, i sentimenti sedimentati nel corso degli anni, che lo rendono quasi un cimelio. Io stesso non ho resistito all’acquisto dell’ennesimo doppione nella mia collezione: il “box omnibus” in edizione limitata e numerata (io ho la numero 51/300) che contiene i due storici album più questo nuovo lavoro, rimasterizzati, in vinile doppio, con maglietta ed adesivi inclusi.
Non mancano i divertissement sotto forma di field recordings, voci sovrapposte, telefonate rubate, discorsi surreali, musiche da circo ed atmosfera da fiera di paese, ed è proprio lo spirito che pervade l’idea che negli anni si è appiccicata al ricordo degli Scisma. Quella gioia fugace, amara, mista a malinconia che ti prende alla pancia passeggiando per le bancarelle delle feste di paese, dove tutto sembra celebrare l’istante per poi affievolire, spegnersi, sfumare in nero, in dissolvenza.
Un epilogo, lo hanno definito gli Scisma, che meritavano di mettere in scena per chiudere in bellezza qualcosa che era rimasto a metà, un finale soffocato in gola. Poche date ad accompagnare l’uscita, solo quattro concerti (uno sold-out dopo pochi giorni) per dirsi addio o forse arrivederci. Un ultimo bagno di folla prima di continuare a navigare ognuno inseguendo il proprio vento.
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