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Satoyama: Magic Forest

Classificare il sound dei Satoyama e del loro Magic Forest non è assolutamente semplice, dal momento che convivono suggestioni oniriche e viaggi pacati che danno una certa magia a quanto prodotto.

Satoyama

Magic Forest

(Auand Records)

Fusion

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recensione-Satoyama- Magic ForestI Satoyama sono un quartetto di Ivrea (TO), attivo dal 2012. Dopo aver suonato ininterrottamente tra Italia ed Europa, partecipato a concorsi e dato musica per cortometraggi, viene alla luce la loro terza fatica, dal titolo Magic Forest in uscita per Auand Records.

Classificare il loro sound non è assolutamente semplice, dal momento che convivono suggestioni oniriche e viaggi pacati che danno una certa magia a quanto prodotto.

Di certo, non si può parlare di musica rock, perché di chitarre ve ne sono poche.

Al massimo è una connessione giusta tra quanto il jazz, nell’accezione più moderna, possa esprimere mescolato al suono visionario degli ultimi Radiohead, il tutto senza un cantato.

Le nove tracce del disco sono tutte strumentali, tranne il discorso che si può ascoltare in Dry Land. A fare da contorno, come si può desumere dal comunicato stampa della band, vi è un tema che sta molto a cuore ai ragazzi piemontesi, ovvero la natura, intesa in tutte le sue sfaccettature: “C’è, in un certo senso un’idea politica dietro la nostra musica; fare finta che il grave problema ecologico non sussista, è come avere un pachiderma in salotto e fare finta che non ci sia”.

Per capire meglio quanto possa essere grande il potenziale di questo gruppo, occorre sedersi, mettersi ben predisposti ed ascoltare senza pregiudizi. Andare a passare da una canzone ad un’altra come si fa quando si è in macchina (anche se nel caso di specie il formato classico di una song in questo cd non la si trova) non renderebbe giustizia alla bravura dei musicisti in questione.

Magic Forest è un album ostico da un punto di vista dell’approccio, ma allo stesso tempo visionario ed immaginifico. Qualcosa di totalmente diverso da quanto ci viene proposto nei tempi tristi che si vivono attualmente.

 

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Francesco Brunale
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