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Saro Cosentino: recensione di The Road To Now

Il musicista, compositore e produttore Saro Cosentino torna con un album solista ricco di ospiti che con lui intraprendono un viaggio che parte da dentro noi stessi alla ricerca di un posto sicuro.

Saro Cosentino

The Road To Now

(Cat Sounds)

alt-rock, prog

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Saro Cosentino è un nome noto forse non al grande pubblico, ma di sicuro agli addetti ai lavori. In attività dagli anni ’70, ha collaborato con grandi musicisti (da Battiato a Peter Gabriel, solo per citarne alcuni), scritto musiche per il teatro, composto per il cinema e la TV e, ovviamente, inciso album. The Road To Now è il suo terzo lavoro solista, al quale hanno partecipato gli amici e i collaboratori di una vita.

The Road To Now è un disco vario proprio grazie ai musicisti che vi hanno partecipato. C’è il prog di Peter Hammill, storica voce dei Van Der Graaf Generator, che arricchisce quattro degli otto brani; c’è il tono avvolgente e confidenziale di Tim Bowness (già nei No-man) e la versatile vocalità di Karen Eden, già sentita nel precedente album di Cosentino, che si presta a due pezzi completamente contrastanti (uno più epico – Pray – e l’altro più pop – Us (Scars On Skin)). Senza dimenticare i musicisti, da Gavin Harrison (Porcupine Tree) a John Giblin (Peter Gabriel), da Trey Gunn (King Crimson) a David Rhodes, che danno il meglio di loro stessi negli oltre sei minuti della strumentale Howl.

Gli arrangiamenti sontuosi e malinconici della splendida apertura affidata a You Are The Story, lasciano spazio ad atmosfere più minimaliste, con il pop di Us (Scars On Skin) a dileguare un po’ delle nubi che aleggiano pesanti sul resto della produzione, portandoci lungo un viaggio che è esso stesso simbolo di ricerca, che ripercorre la storia di amori perduti da tempo (November), persino la vita dei nostri genitori prima che le loro storie li trasformassero in ciò che sono diventati (When Your Parents Danced).

Il nuovo album di Saro Cosentino è un lavoro corale, che ha molto degli artisti che lo popolano, ma ancora di più del suo deus ex machina. La lunga collaborazione e amicizia con questi personaggi ha fatto sì che il risultato finale fosse estremamente omogeneo, seppure così vario. Un disco elegante e avvolgente, ancora una volta in bilico tra sperimentazione e tradizione.

 

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Simona Fusetta
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