Saluti da Saturno
Valdazze
(Cd, Goodfellas)
pop, folk
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Pieve Santo Stefano, piccolo borgo in provincia di Arezzo, non è un paese come tutti gli altri. Sede dell’Archivio Diaristico Nazionale, oltre a poco più di tremila abitanti, ospita e custodisce la più vasta memoria epistolare della storia d’Italia. Conosciuta come il Villaggio del Cantante, la frazione di Valdazze si incontra spostandosi poco più su, nel verde dell’Appennino tosco-emiliano. Qui, in pieno boom anni ’60, il cav. Silvio Giorgetti da Forlì ebbe la pazza idea di fondare una sorta di comune musicale in cui, nonostante il progetto non vide mai la luce, trovarono dimora, tra gli altri, Bobby Solo e Jimmy Fontana. Ed è proprio qui, tra le pieghe di questo sogno (in)interrotto, tra i vicoli di questa città fantasma che profumano di brillantina Linetti, tra le suggestioni di ciò che poteva essere e non è stato, che il polistrumentista Mirco Mariani ha voluto condurre idealmente lo straordinario e flexible circo musicale dei Saluti da Saturno, una delle realtà più insolite e originali dell’universo musicale italiano.
Proseguendo nel solco già tracciato dallo splendido album di esordio, il percorso che conduce fino a Valdazze, opera seconda elegante e piena di grazia, è sorretto da una serie praticamente infinita di chincaglierie strumentali che vanno dalle ocarine di Budrio all’intonarumori, passando per un rarissimo pianoforte a cristallo, carillon, sega sonora e giradischi ottici telecomandati, capaci di restituire un tappeto sonoro affascinante e suggestivo, ricco di atmosfere d’antan da polaroid ingiallite e balere di provincia.
Mezzora di musica leggera come una carezza sull’anima, tredici tracce (compresi alcuni momenti strumentali) in cui i ricordi di vecchi suoni dimenticati (La Giostra Meccanica), di immagini di film che si vorrebbero vivere (Cinema), delle onde lunghe e drammatiche del mare (L’amore Ritrovato), si diluiscono e si dissolvono in una quotidianità pacificata, tra scene di vita familiare (Tra Noi), elogio di gesti semplici e amorevoli (L’ultimo Giorno d’Estate) e romantiche e danzerecce gite invernali a Valdazze.
Brani brevi come condensati di poesia, pervasi trasversalmente dalle incantevoli melodie da Pianobar Futuristico Elettromeccanico proposte dalla Flexible Orchestra e tra i quali, oltre a quelli già citati, ci piace segnalare il mambo con venature western e tromba mariachi d’ordinanza di Hotel Miramare e la splendida e strumentale Optigan Nella Nebbia, malinconica e struggente benché inacidita nel finale, di durata inversamente proporzionale all’intensità, che avremmo voluto non finisse più.
Scritto e diretto dallo stesso Mirco Mariani e registrato tra il Teatro Garibaldi di S. Piero in Bagno e la Casa Conoscenti di Bologna, Valdazze è suonato con il consueto supporto di amici/musicisti tra i quali Bruno Orioli alla voce, Marcello Monduzzi alle chitarre, Christian Ravaglioli e Vincenzo Vasi. E’ dedicato a due inimitabili maestri della semplicità complessa, Fiorenzo Carpi e Sergio Endrigo. E questo, semmai ce ne fosse (stato) bisogno, ce lo fa amare ancora di più.
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