Saluti da Saturno
Dancing Polonia
(Cd, Goodfellas)
pop, folk
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Se fosse una sceneggiatura cinematografica racconterebbe di sogni e insegne luminose, di vite sfuggite di mano e mollette colorate, di esistenze precarie e dignitose, di poesia e di scintille sul mare; se fosse un film rimanderebbe a vecchie pellicole finlandesi, armene ed italiane; se fosse un sentimento sarebbe inequivocabilmente l’amore, narrato in tutte le sue innumerevoli declinazioni; se fosse una stagione sarebbe l’inverno, con la neve fuori e il sole dentro; se fosse uno strumento musicale sarebbe il pianoforte, attorno al quale far ruotare le morbide e sognanti sfumature di un free jazz cantautorale capace di scaldare il cuore e attizzare pensieri.
In definitiva, se fosse un disco sarebbe proprio Dancing Polonia, l’ultimo prezioso lavoro dei Saluti da Saturno guidati dal polistrumentista Mirco Mariani e dalla sua fedele cricca di incursori sonori, sostenuti per l’occasione da altri amici e collaboratori del calibro di Arto Lindsay, Paolo Benvegnù, Alessandro Asso Stefana e Vincenzo Vasi.
Archiviate le atmosfere sospese del Pianobar Futuristico Elettromeccanico dei suoi album precedenti, l’opera terza ideata dall’ex Mazapegul ci scaraventa in un nuovo ed itinerante luogo dell’anima, una sala da ballo sospesa nel tempo in cui trovare ristoro, protezione e calore umano, magari affondati su comode poltrone in similpelle. Un universo immaginifico nel quale è difficile non restare emotivamente invischiati, delineato attraverso tredici episodi condensati in poco più di mezzora di ottima musica, e dove non mancano i consueti riferimenti autobiografici (Canzone di Cera, Sete) legati a momenti di straordinaria tenerezza familiare vissuti dallo stesso Mariani.
Così come Valdazze era dedicato a Fiorenzo Carpi e Sergio Endrigo, due inimitabili maestri della semplicità complessa, anche questo Dancing Polonia nutre un debito di riconoscenza verso altri illustri personaggi della scena musicale, ovvero Secondo Casadei e Ornette Coleman; tanto lontani, ma anche tanto vicini, come si legge nelle note di presentazione dell’album.
E allora sotto con questo free jazz cantautorale; quell’anima alla deriva seduta al bancone del bar, magari sta aspettando proprio voi per ricominciare a sognare.
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