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Rod Stewart: Another Country

Another Country è il trentesimo album solista di Rod Stewart, un fuoriclasse la cui ugola invecchiando migliora come i vini migliori. Come ammiccato dal titolo si tratta di un “melting pop” con qualche venatura campagnola che, tutto sommato, potremmo anche definire cliché

Rod Stewart

Another Country

(Capitol)

rock, country, pop

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recensione-Rod Stewart- Another CountryNella mia considerazione musicale Rod Stewart non ha mai trovato una collocazione definitiva. Non saprei spiegarne il motivo ma, artisti come lui o Bryan Ferry o Marc Almond, rimangono perennemente nel limbo dei “potenziali”.

Questo suo 30esimo album da solista, Another Country, merita un plauso per la longevità e per la perseveranza che, viceversa, avrebbero potuto essere assorbite da lussi vari e piaceri accessori.

Tuttavia non mi aiuta a definire meglio un personaggio inevitabilmente trasversale che ha saputo tagliare lo scorrere inquieto di mode, stili, epoche e generazioni rimanendo sempre fedele a se stesso.

Il violino che apre il lavoro e la intrigante Love Is ti mette subito nello stato mentale di chi apre la confezione e ci trova dentro esattamente ciò che desiderava acquistare.

Pezzi compiacenti come Please o la ritmata Walking In The Sunshine proseguono il retaggio con sonorità moderne e un savoir faire che è a cavallo tra high-class e pacchianeria, appunto.

Love And Be Loved palpeggia il raggae anticipando l’anthem contryeggiante We Can Win e la title-track che, con semplicità musicale e un arrangiamento da supermercato, risulta evocativa di una certa tendenza condiscendente che non teme vergogna.

Every Rock’n’Roll Song To Me è una carrellata di citazioni nostalgiche scandite dalla chitarra elettrica e dall’armonica.

E, ascoltando i quote di Paul Simon, Pink Floyd, Stones e chi più ne ha più ne metta, balza alla mente il pensiero forse non troppo strampalato e peregrino che la chiave di lettura stia proprio nella vasta gamma di suggestioni da cui Stewart è rimasto folgorato.

Diciamo che si tratta di un rappresentante multimarca, che conosce bene il mercato e i consumatori ma anche i prodotti che di volta in volta vuol piazzare.

Chiunque, ascoltando Another Country, troverà brani che lo faranno sorridere, inorridire o parimenti ammettere a denti stretti un’orecchiabilità mai del tutto disdicevole.

Come ammiccato dal titolo si tratta di un “melting pop” con qualche venatura campagnola che, tutto sommato, potremmo anche definire cliché.

Però, però, c’è quella voce che fa la differenza e sulla quale è inutile soffermarsi.

È un ponte sulle acque agitate, un dado che rotola, il lato oscuro della luna.

 

 

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