Revenge
Survival Instinct
(Fuel Records)
hard rock
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Fa un certo effetto vedere un album d’esordio come Survival Instinct per una band in piedi addirittura dagli anni 80, e se questo può succedere ad un gruppo pesarese come i Revenge, si capisce davvero quanta fatica si faccia in Italia nel produrre buon hard rock, come potrete avvertire in questo lavoro ben riuscito composto da dieci adrenalinici brani.
Questi quattro ragazzoni frequentano le sale prove dagli anni 80, in pieno fulgore hard rock, realizzando 30 anni fa il primo Ep sfiorando la possibilità di pubblicare un disco con la storica e defunta Ariston, quella che lanciò proprio in quegli anni Donatella Rettore e i Matia Bazar. Le richieste della casa discografica di svendersi ad un taglio più pop non hanno convinto la band che aveva giustamente voltato le spalle a questa importante occasione. Eroici.
Fedeli alla propria natura, i Revenge hanno proseguito per la loro strada senza trovare le porte aperte in un mercato difficilissimo come quello nostrano: a malapena gruppi rock come i Dhamm ottenevano l’attenzione partecipando a Sanremo cantando doverosamente in italiano per centrare quel minimo di successo. In balia di un heavy metal poco apprezzato dalle nostre masse e senza risultati concreti, lo scioglimento della band pesarese era inevitabile, dovendo pur campare per sopravvivere nell’italietta delle tasse, dell’affitto, del metter su famiglia e tirare avanti.
Archive viene pubblicato solo nel 2007 quando si presenta l’occasione di realizzare una raccolta con il materiale dei loro due unici Ep: la critica esalta il lavoro ripreso dalla band e ne incoraggia il ritorno che, dopo varie peripezie e l’ingresso del nuovo bassista Vallo, avviene all’inizio di quest’anno con un album frutto di tanta musica repressa a lungo che esplode nella prima traccia e nel video prodotto dalla band, Dead Or Alive.
Da subito la carica dei quattro musicisti detona una bomba dietro l’altra con riffoni potenti e una voce intonata, sicura e irruente senza risultare ostica. Passano la vaccinazione la title track, Crazy Nights, Can’t Hold Me Down. I cori si integrano bene, la produzione davvero eccellente, con Flying si esibiscono in una gradevole ballad rock. Senz’ombra di dubbio ci sanno decisamente fare.
I brani sono aggressivi, accattivanti, melodici supportati dalla chitarra penetrante di Red Crotalo, in grado di tagliarsi le dita con assoli vibranti. Kevin Throat alla voce non fa una sbavatura, Erik Lumen (tutti italianissimi con pseudonimi da rocker cazzuti come si usava all’epoca) trita le pelli con stoccate appuntite. Home Again è addirittura più bellina della precedente ballad, ingioiellata da un piano cadenzato strappalacrime e un assolo da infarto, una roba alla Gotthard di quando c’era ancora Steve Lee.
Il disco colpisce con fermezza, forse la seconda parte risulta lievemente inferiore alla prima per potenza e qualità, un po’ di emozione mi prende perché la loro storia ricorda quella degli americani Youngblood, straordinario gruppo un terzo Bon Jovi, un terzo Extreme, un terzo Queen che ha dovuto aspettare anch’esso trent’anni per pubblicare quello che sarebbe stato all’epoca un capolavoro.
I Revenge non sono così eclettici ma non risultano affatto vintage come ci si potrebbe aspettare prendendo in mano l’album di questi quarantenni. Il loro sound viene tenuto su brillantemente, canzoni al passo coi tempi, armonie contemporanee, bisogna dire che questo disco stupisce, non annoia, probabilmente non ci sono idee originalissime ma il quartetto edifica questo Survival Instinct raccogliendo mi auguro una bella ricompensa.
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