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Raffaele Spidalieri: recensione di Il Segno Dell’Acqua

Raffaele Spidalieri è uno di quegli artisti che andrebbe scoperto da parte di chi pensa che il cantautorato in Italia sia terminato da anni. In realtà non è proprio così ed Il Segno Dell’Acqua, ce lo ricorda in maniera quasi prepotente.

Raffaele Spidalieri

Il Segno Dell’Acqua

(Materiali Musicali)

canzone d’autore

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Raffaele Spidalieri è uno di quegli artisti che andrebbe scoperto da parte di chi pensa che il cantautorato in Italia sia terminato da anni. In realtà, fortunatamente potremmo aggiungere, non è proprio così ed Il Segno Dell’Acqua, terzo disco in carriera del Nostro, ce lo ricorda in maniera quasi prepotente.

Ci sono tanti mondi che il cantautore campobassano, trapiantato da anni a Siena, tende ad esplorare in questo album dai contorni colorati e vivaci. Vi è la world music che omaggia l’ultimo Peter Gabriel in Il Re Del Mondo, rivisitazione moderna e futurista del capolavoro di Franco Battiato.

L’intimismo profondo e di classe trova giovamento in Di Bianco e Di Nero dove è il pianoforte a farla da padrone, mentre in Dimmi Una Cosa si cambia registro, perché siamo a metà tra swing e jazz.

La varietà di stili produce una sorta di crossover diverso da quello che si respira e si conosce nel mondo del rock. Allo stesso tempo, però, il fascino dell’esplorazione non viene perso in un contesto diametralmente opposto. Anzi, a volte, sorprende decisamente come quando passa nello stereo La Follia che, da un punto di vista delle sonorità, ci riporta indietro con la mente al prog anni ’70 che in Italia aveva trovato terreno fertile grazie alla nascita di band che ancora oggi fanno parlare di sé.

Chiaramente l’essere cantautore rimane nel DNA di Spidalieri e questo lo si nota quando ci si imbatte nella tranquilla Fortuna che genera un afflato di serenità e pace.

La dimensione acustica è accentuata nel pezzo In Viaggio (non è una cover della famosa hit dei C.S.I.) in cui il chitarrista cerca di divincolarsi tra bossa nova e jazz, a differenza di La Casa che sembra essere un omaggio al miglior Paolo Conte.

Se a questo aggiungiamo il rock elettronico di 12 Magi e la ballad Cloro il quadro che ne viene fuori è davvero confortante per chi ha ancora la voglia di “sporcarsi” le mani nell’underground di classe, senza andare a cercare i soliti nomi noti. Sapere che la bella tradizione italiana cantautorale è viva e vegeta grazie ad artisti raffinati come Spidalieri è davvero una fondamentale boccata d’ossigeno.

 

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Francesco Brunale
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