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Radiodervish: Il sangre e il sal

Un album quanto mai attuale, quello dei Radiodervish, che con Il sangre e il sal racconta storie di appartenenza e sradicamento, in cammino lungo un Mediterraneo non più solo sinonimo di culla delle civiltà.

Radiodervish

Il sangre e il sal

(Cosmasola)

world music

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recensione Radiodervish- Il sangre e il salI Radiodervish sono un gruppo italiano di world music sulle scene dalla fine degli anni ’90, un progetto che in questo ventennio ha portato Michele Lobaccaro e Nabil Salameh non solo a pubblicare una dozzina di album, ma anche a calcare i palchi con una serie di tournée teatrali. Non fa eccezione Il sangre e il sal, ultima fatica in studio strettamente intrecciata al lavoro teatrale del regista e attore Pino Petruzzelli, in giro per l’Italia dal gennaio 2018.

Il sangre e il sal è un disco che parla di mare e di persone. Il titolo viene da un modo di dire in lingua Sabir, l’antica lingua spontanea dei porti del Mediterraneo, per indicare una condizione che è contemporaneamente di appartenenza (il sangue che ci lega alla famiglia) e di sradicamento (il sale che il viaggio lascia addosso). Un Mediterraneo che non viene solcato alla ricerca delle grandi civiltà, bensì uno scenario dal quale attingere frammenti di vita, suoni o colori di immaginari lontani.

Partendo da questo presupposto, i Radiodervish hanno composto canzoni permeate di una sensibilità forte ma scevra di perbenismo o di pietismo, per dare voce a un mare fatto di singoli individui, non di nazioni, di piccoli gesti, di pellegrinaggi verso una metaforica Itaca. Una world music che affonda le radici nel folk e che abbraccia il mondo intero in un mix di lingue che include italiano, inglese, francese, greco, arabo e persino sabir, lingua dei porti estinta ormai da un secolo, a sua volta un miscuglio di italiano, veneziano, genovese, spagnolo, francese, arabo e latino.

Dai titoli alle poesie prese in prestito da grandi di ogni epoca e nazionalità, dallo sciabordio delle onde al vociare della gente, elementi che tornano ricorrenti nei pezzi strumentali e non, ogni brano è in grado di creare atmosfere e sensazioni molto concrete, come se anche noi ci trovassimo in mezzo al mare o a una folla sconosciuta ed estranea, o ancora a un check point.

Oggi più che mai i Radiodervish sono riusciti nell’impresa di portare all’attenzione del grande pubblico tematiche di forte attualità: storie di viaggiatori in balia di un mare ostile e salvifico, di muri e check point, di moderna schiavitù, di guerra, di stravolgimenti sociali, di rivolta e protesta. Nella speranza che il potere edificante della musica riesca a gettare luce sull’oscurità dell’ignoranza dalla quale rischiamo giorno dopo giorno di essere fagocitati.

Radiodervish: http://www.radiodervish.com/

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Simona Fusetta
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