R-Evolution Band
The Dark Side Of The Wall
(CD, Wide production)
progressive rock, alternative rock
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Partiamo da un presupposto. Questo non è un album per tutti. Per comprenderlo appieno bisogna essere dei fans appassionati dei mitici e gloriosi Pink Floyd. Fatta questa premessa passiamo alla seconda nota introduttiva. Questo album dividerà sicuramente i seguaci del gruppo di Waters e soci, fondamentalmente o lo si odia o lo si ama. L’album in questione è The Dark Side Of The Wall della R-Evolution Band.
La band è al suo secondo album è l’obbiettivo, come si può anche intuire dal nome del disco, è quello di riproporre a 34 anni di distanza The Wall dei Pink Floyd in una chiave di lettura diversa.
Il lavoro della band non è una cover del disco originale tantomeno un’emulazione ma una rielaborazione dell’intero album, e quindi di tutte le 25 tracce, con diverse novità musicali e stilistiche una sorta di distruzione e rifacimento del capolavoro dei Pink Floyd. Ma qui possono nascere dei problemi: se siete degli ascoltatori pink floydiani “puristi” storcerete sicuramente la bocca di fronte ad un tentativo di questo tipo se invece al contrario siete più “aperti” potrete anche rimanere sorpresi da quest’album.
Diciamo che il disco della R-Evolution Band si può leggere con due chiavi di lettura diverse. Se da un lato qualche traccia viene riarrangiata, ma non troppo, dando un senso di sicurezza all’ascoltatore che trova dei punti di riferimento rispetto al disco originale, per citare alcuni esempi In The Flesh, The Thin Ice, Is there anybody out there, in altri casi si assiste ad una vera e propria distruzione delle canzoni, con un riarrangiamento ex novo.
In questi casi si possono trovare per esempio incursioni blues, come in Mother, oppure trasformazioni chill out, vedasi Comfortably Numb, passando per il disfacimento di Another Brick in the Wall Parte II che diventa un pezzo heavy-metal, mentre Another Brick in the Wall Parte I viene trasformato in un pezzo etnico. Altre tracce sono quasi del tutto slegate dalle originali, con titoli simili o totalmente diversi. Qui ci possiamo imbattere in pezzi in cui è spesso protagonista il clarinetto di Vittorio Sabelli, come in Cold As a Waltz, We’ll Meet Again, Bring the Boys Back Home, o incursioni dub, Run Like Bells.
I R-Evolution Band compiono un’operazione assai difficile e rischiosa. Forse facendo un riarrangiamento ex novo di tutte le tracce, non solo di alcune, rileggendole in una chiave musicale diversa non avrebbero perso il senso del capolavoro originale. Non a caso proprio le originali riarrangiate sembrano le tracce più convincenti che lasciano stupito l’ascoltatore. Tuttavia va lodato l’impegno per aver voluto intraprendere un’operazione complicata e rischiosa. Complimenti per il coraggio.
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