Preti Pedofili
Golem
(Ep, Autoproduzione)
Doom
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Ammetto che il nome del gruppo ha dettato un ruolo determinante sulla scelta di recensire questo disco quando ho letto la lista che il nostro Direttore Editoriale mi ha proposto. Preti Pedofili. Per me che ho avuto qualche problema col Clero è una ghiotta occasione. Sul loro profilo Facebook non si vestono con la divisa come i Ministri, ma indossano la tonaca. A naso immaginavo ritmi colorati, testi demenziali e bestemmie a tutto spiano.
Non è così.
A orecchio il loro sound mi ha sopreso: la band di Foggia, nata nemmeno un anno fa, ha registrato sei pezzi incidendoli in questo Golem, autoprodotto, con un risultato singolare. Loro definiscono le loro sonorità di matrice sludge/doom; i gruppi che mi vengono in mente per accostamento sono più Fluxus (in La Scelta e Holdings) che Tool (in Idios Synkrasis). Dicono Messa con quattro brani in lingua italiana. Apertura e chiusura strumentale con Emet e Met (dalla leggenda ebraica della scritta sulla fronte del Golem), una la conseguenza dell’altra.
Alle chitarre soniche si affiancano testi drammatici, impenetrabili e lirici in cui condannano il degrado umano. Citano la striscia di Gaza, sbeffeggiano Dio, guardano l’uomo che sovrasta la civiltà depedandola. “L’uomo è il sacerdote del caos, la pedofilia è la sua volontà di potenza sulla natura infante, la vita è la celebrazione di tale miseria”.
Pur apprezzando la mezzoretta proposta, è da rivedere con un lavoro più corposo, arrangiamenti curati, testi più diretti, cambi di tempo e meno staticismo. Però mi piace la strada che hanno deciso di intraprendere.
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