Preti Pedofili
Faust
(Ep, Autoproduzione)
indie
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Questo secondo mini album autoprodotto dai Preti Pedofili, Faust, si presenta ancora più tenebroso e insofferente del precedente Golem, che era figlio di una certa fretta a pochi mesi dalla nascita del gruppo, spingendoli a pubblicare un lavoro lacunoso giustificato dall’interesse primario di mostrare al pubblico un proprio album dimostrativo, sebbene con spunti interessanti che hanno destato la nostra attenzione.
Il tempo però non mancava, ai giovanissimi musicisti pugliesi, ideatori anche dell’indipendente festival Foggiapalooza, per riuscire a scrivere nuove canzoni maggiormente elaborate ed esplorare territori musicali ancora più inclini al proprio mood. Ma se si fossero presi il tempo necessario per unire questi brani al primo disco, e lavorato assiduamente a migliorare suono e lacune riscontrate nel primo disco, avremmo scoperto una nuova leggenda dell’indie italiano?
Le canzoni di questo Faust prendono ispirazione da una vena sperimentale a loro detta più ricercata, armonie cupe che lasciano spazio a dei sintetici recitati, ritmiche che continuano ad essere sostenute da giri di basso glabri e chitarre eteree, melodie angoscianti e strutture vocali apocalittiche. Un ritmo inconsulto apre la strumentale Faust Erster Teil, riff ripetitivi con basso e batteria lineari. La rumorosa Impero pare essere un’invettiva contro gli universitari paparini impasticcati.
Le liriche sono grevi e meste, lo scritto è pesante e infarcito da citazioni a loro detta funzionali al contesto. La Sera del 15 Ottobre richiama un ritorno a casa dalla manifestazione di Roma, chiedendo a chi non c’era dove si trovasse quel giorno. Le urla di Feccia aprono un lamentoso rimpianto. Streben è un’altra denuncia sulla decadenza odierna. Ragazzi critici nei confronti del mondo che li circonda, cavalieri letterati che trottano chitarre noise e rimproveri gridati.
La pessima registrazione di queste tracce purtroppo mette ancora di più in luce le carenze tecniche e creative del gruppo, ma anche affamati di migliorare, glielo concediamo. Negli ultimi anni ho riscontrato band altrettanto giovani e squattrinate che hanno scelto di investire i loro pochi soldi, non privi di enormi sacrifici, in un’autoproduzione alternativa ma competente e più efficiente, un nome a caso, gli Albedo. Il suggerimento è di ascoltare il lavoro altrui e chiedere consigli per riuscire a rendere più ascoltabile la propria musica per non buttarla al vento.
Dagli artisti che a modo loro si son fatti strada, in un mercato ostico come quello italiano, sarebbe utile imparare qualcosa senza dare per scontato certe apparenze, considerando quanto sia difficile sbarcare il lunario come musicisti senza scendere sempre a compromessi con il mainstream, o le politiche musicali a cui i Preti Pedofili preferiscono orgogliosamente tenersi alla larga. Prima però la ricerca del bassista che a quanto pare ha già abbandonato il progetto.
Questa volta la mezzoretta proposta l’ho apprezzata di meno, continuo ad attendere un lavoro maggiormente corposo e curato e con cambi di tempo. Sui testi ci stanno lavorando, ora bisognerebbe saperli cantare e non più solo leggerli.
Myspace: www.myspace.com/pretipedofili
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