AdBlock Detected

Stai usando un'estensione per bloccare la pubblicità.

RockShock.it dal 2002 pubblica contenuti gratuitamente e ha la pubblicità come unica fonte di sostentamento. Disabilità il tuo ad block per continuare.

PJ Harvey: Let England Shake

Polly Jean “PJ” Harvey torna con un “war album” toccante e malinconico, segnando una deviazione di percorso coraggiosa ma assolutamente perfetta

PJ Harvey

Let England Shake

(CD, Island)

alternative rock, indie rock

_________________

[iframe: src=”http://rcm-it.amazon.it/e/cm?t=rock02-21&o=29&p=8&l=as1&asins=B004IXJEWK&fc1=000000&IS2=1&lt1=_blank&m=amazon&lc1=0000FF&bc1=000000&bg1=FFFFFF&f=ifr” style=”width:120px;height:240px;” scrolling=”no” marginwidth=”0″ marginheight=”0″ frameborder=”0″]

PJ Harvey- Let England ShakeThe West’s asleep, let England shake/weighted down with silent dead”, così si apre l’ultimo disco di PJ Harvey, Let the England Shake, che facilmente si aggiudica l’appellativo di “war album”. Attenzione però, la cantante non punta il dito contro un conflitto nello specifico, bensì critica la guerra nella sua accezione più generica: la cieca marcia verso una morte certa, gli orrori in battaglia, il circolo senza fine secondo il quale ogni conflitto ne segue un’altro.

Polly Jean “PJ” Harvey è una cantautrice inglese dalle influenze più disparate, che nella sua carriera ha sperimentato sonorità blues, garage punk, archi, organi ed elementi elettronici. Dopo il cambio di rotta adottato con White Chalk nel 2007, l’annuncio dell’uscita di Let the England Shake ha catturato l’attenzione dei fan di tutto il mondo. L’album, registrato all’interno di una chiesa del diciannovesimo secolo nel Dorset, è un ritorno al mondo esterno per Polly Jean, che dopo la sua reclusione in una realtà fatta di atmosfere cupe e malinconiche dibatte un tema universale come la brutalità della guerra, con un occhio di riguardo al ruolo dell’Inghilterra.

L’album si apre con la title-track; in essa è presente il primo riferimento storico, che richiede un balzo indietro di quasi un secolo. Aprile 1915; siamo nella Gallipoli invasa dagli inglesi, gli orrori della Prima Guerra Mondiale sono solo agli inizi. I suoni mutano e si evolvono, la sperimentazione si compie con gli strumenti più disparati, come nella melodica The Glorious Land, in cui è inserito il campionamento di una tromba che suona l’adunata. Un ritmo più sincopato, accompagnato da cori maschili e battito di mani, è riservato alla scanzonata The Words That Maketh Murder, che possiamo accostare a brani dallo stile più vicino alle origini punk, nevrotico e febbricitante, come In the Dark Places e Bitter Branches. Lo stile dell’album è prevalentemente tradizionale, quasi folk, come in The Colour Of The Heart, in cui la cantante duetta con Parish (collaboratore storico), presente anche nei contro-cori di altri brani.

Con Let the England Shake PJ Harvey sancisce un nuovo periodo artistico nelle vesti di cantautrice impegnata e risoluta, in grado di rievocare immagini sbiadite e apparentemente lontane. Polly Jean crea storie vivide e malinconiche, i cui protagonisti sono personaggi tragici, inseriti nei brani con l’implicita richiesta di prestare attenzione alle loro storie: come Bobby, presente nella title-track, al quale rivolge le seguenti parole: “Smile, smile Bobby, with your lovely mouth,/Pack up your troubles, let’s head out to the fountain of death”.

Gli ultimi articoli di Fabiana Giovanetti

Condivi sui social network:
Fabiana Giovanetti
Fabiana Giovanetti
Articoli: 35