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Pino Scotto: Codici Kappaò

Tutto il rock di Pino Scotto in questo doppio album di inediti e brani dal vivo: un’occasione per conoscere la musica del rocker campano

Pino Scotto

Codici Kappaò

(Cd, Valery Records)

hard rock

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Pino Scotto Codici KappaòNon so cos’altro si può dire di Pino Scotto che non sia già stato scritto. Tra i rocker italiani in attività credo sia il più anziano, una vita passata a cantare heavy metal e hard rock in tutte le loro sfumature, una musica arrabbiata, scontrosa, attivista. Ma quante palle, ragazzi! Gli esordi con i Vanadium lo hanno lanciato nel panorama musicale e poi si è fatto strada da solo a partire da quel primo album in cui contribuirono Andrea Braido e Luigi Schiavone, mica dei pirla qualsiasi.

Magari si è costruito un personaggio addosso ma rimane comunque una nostra icona che ha fatto un certo tipo di rock in un Paese dove è difficile farlo. Può non piacere e far sorridere quando parla a ruota libera in televisione ma non si può negare che sia un artista sincero, verace e piuttosto altruista. In questo doppio album, Codici Kappaò, per esempio, Pino devolve parte del ricavato al progetto Rainbow Belize per costruire case di accoglienza per orfani e vittime di abusi del piccolo stato del Centro America. Nel suo piccolo, è un modo per fare del bene attraverso la musica, ma c’è ancora qualcuno che preferisce dargli dello stronzo.

Codici Kappaò è composto da un disco di inediti e un altro dal vivo, registrato lo scorso anno a Codripo, vicino a Udine. Nel primo CD troviamo 11 pezzi nuovi, partendo dalla scatenata Signora del Voodoo e si prosegue canzone dopo canzone con un’energia atomica da sballo, segno che più passano gli anni, più il rocker napoletano invecchia bene quanto un buon vino. Molte canzoni tendono ad essere melodiche, adeguatamente canticchiabili, grazie ad una formula rodata da anni in cui le chitarre rullano riff vigorosi da spaccare i timpani e i testi mandano pugni in faccia ai politici tronisti e paparini di questa bella Italietta di reality show da quattro soldi.

Le collaborazioni nel disco fioccano, da Edoardo Bennato che partecipa con la sua Meno Male che Adesso non c’è Nerone, un taglio rockettaro come in quel suo Edoardo Live del 1987, ad Aida Cooper in Festa e Croce trasudante blues.  Il rock-rap alla Walk This Way con i Club Dogo in Pino-Occhio, pezzo ironico e traboccante di vaffa a tutto andare e Funambolo Retrò con i Modena City Ramblers. Pino ama le collaborazioni e le contaminazioni con i nostri artisti nazionali, nessuno si tira indietro quando lui chiama: normale quando si ha una tale passione per la musica.

Angus Day (Forever Young) omaggia il mondo del rock e gli AC-DC e credo sia il pezzo migliore del disco, riff carichi e la voce di Pino che nonostante l’età c’è ancora. Diciamo che per chi vuole farsi un’idea di cosa suona questo ragazzone, Codici Kappaò è il disco ideale per iniziare, contando appunto che il secondo CD contiene 13 tracce dal vivo del suo repertorio, da Get Up Shake Up dei Vanadium a Spaces & Sleeping Stones dei Fire Trails e Il Grido Disperato di 1000 Band. E il pubblico in sottofondo pare si diverta tantissimo.

Lunga vita a Pino Scotto.

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