The Pineapple Thief
Magnolia
(KScope)
progressive rock
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Rock, psichedelia, progressive e stavolta anche pop. I Pineapple Thief con Magnolia si prendono tutta la libertà di cui hanno bisogno per esprimersi.
I Pineapple Thief non sono certo dei novellini. Attraversano il rock progressivo e la psichedelia sin dal 1999 e Magnolia è la loro ultima fatica.
In primo luogo c’è un cambio in line-up (il primo in dieci anni) e ora alla batteria c’è Dan Osborne.
In secondo luogo, Magnolia si concede aperture pop (quasi alla Coldplay) in maniera quasi sfacciata.
Terzo ma non ultimo, Bruce Soord, il songwriter del gruppo, per quest’album ha sì composto brani nuovi di zecca, ma ha anche tirato fuori dal cassetto alcune canzoni incompiute, come la riuscita Open Water.
Magnolia presenta il consueto armamentario dei Pineapple Thief: il classico rock progressivo, la psichedelia dei “padri” (Pink Floyd) e quella dei “figli” (Porcupine Tree), dello strizzare l’occhio al pop ve ne abbiamo già parlato, e poi il gusto per arrangiamenti maniacali e spesso orchestrali.
Il risultato è piuttosto interessante. Niente di stravolgente, ma l’album scorre via che è un piacere tra rappresentazioni in note della luce e delle ombre e aperture a momenti decisamente robusti.
Insomma, grande produzione, grandissima attenzione ai dettagli, brani spesso ispirati, a volte caratterizzati da un po’ troppo mestiere.
Con Magnolia i Pineapple Thief tracciano un po’ una riga, anzi… un ponte, tra quello che è stato il passato e quello che sarà il futuro della band. Un album di transizione, quindi, ma che ci ricongiunge con piacere alla band inglese.
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