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Phinx: Hòltzar

I Phinx hanno prodotto un album con una doppia personalità: partendo dalla base elettronica, si incalano a poco a poco in sentieri acidi e spirituali

Phinx

Hòltzar

(Cd, Autoproduzione)

electronic-rock

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Phinx- HòltzarDirettamente da Bassano del Grappa arriva l’elettronica oscura dei Phinx, quartetto capeggiato da Francesco Fabris. Nato nel 2007, il gruppo rilascia dopo un anno di attività una demo di sette brani dal titolo Bunker. Il 2010 è finalmente l’anno in cui viene pubblicato il loro primo album, Login, che li porta a calcare gli stessi palchi di band come Verdena, Beady Eye e A Place To Bury Strangers.

Il fresco Hòltzar è quindi la loro seconda prova, registrato dopo il tour del precedente album.

Il disco e arricchito da varie collaborazioni che si dimostrano altamente produttive (Ektat Bork, Bologna Violenta e Reanimation Squad su tutti).

Il sound dei Phinx è caratterizzato da un’elettronica oscura, parente di quella dei Depeche Mode, e dall’uso di rumori concreti (come testimonia la prima traccia Hoarn De Holtzar).

Nonostante la base elettronica sai predominante, ogni brano si differenzia bene dagli altri: si va dalle aggressive sonorità di Crystals, Flames And Cities all’atmosferica The 5th Kingdom Pt.1 & 2, pezzo diviso in due parti con un canto disperato, rumori casuali e glitch. Inoltre in Trolls, la band bassanese gioca a metà tra il sinfonico e il noise.

Deneb’s Map vive nell’alternanza di due sensazioni diverse: momenti melodrammatici con canto profondo e pianoforte, poi esplosioni di batteria e canto prorompente.

La seconda metà dell’album è quella piu valida (fatta esclusione per Music For Minerals che non lascia il segno). Ministry Of Fog per esempio inizia un’elettronica ballabile, ma poi ripiega con passo marziale verso una melodia orientale di synth. Il vertice dell’album è Kubla Khan, dove rumori vari introducono il brano. Già intrisa di misticismo, la traccia si dilunga sul rap apocalittico dei Reanimation Squad, altra band bassanese e amica dei Phinx.

Anche Not For Animals è avvincente: si tratta di una world music contaminata con l’elettronica. Questo è un altro brano che si avvale di una collaborazione (la voce è infatti di Ekat Bork). L’acida Pach Un Khnottn è composta da voci psichedeliche, field recordings e tromba.

Il disco si chiude in bellezza con il salmo elettronico di The Architect Of The Shapes.

Hòltzar è un disco con due anime: la prima (corrispondente alla prima parte dell’album) è quella elettronica; la seconda invece è più spirituale, contemplativa e naturista. E’ proprio quest’ultima parte la più interessante.

 

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