PH
Elogio alle Fragilità
(Autoproduzione)
rock d’autore, pop d’autore
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Il pop striato che vola in Elogio alle Fragilità dei Ph – formazione romana– è un capitolo d’esordio che – nella sterminata discografia che scorrazza ovunque nell’underground – riesce a fare capolino e a farsi sentire e apprezzare non per chissà quale rivoluzione copernicana, ma per una certa classe ed ispirazione che nella tracklist esprime un ascolto ordinato e autenticato da ballate e storie, personalismi ed intimità che fanno hooks a destra e a manca.
Quello dei PH è un momento sonoro da vivere anche con un certo entusiasmo, il loro è un suono che socializza immediatamente, mai ostentato con virtuosismi o tecniche azzardate, piuttosto un listening “rassicurante”, un pop cantautorale con agganci – a tratti – alle venosità poetiche di Zampaglione, altre alle pulsioni di Massimo Priviero (Settembre in cenere) e che salgono e prendono quota dentro una maturità di gruppo enorme.
I PH preferiscono l’accurato arrangiamento, e si sente perfettamente, un ricamo continuo di soffusioni (La distrazione più bella) leggeri brividi rock (Il tuo fiato divino, Riproponi il tuo umore), una inconfondibile timbrica epic (Intime guerre, Mista al mio sangue) che riflette la professionalità d’insieme, una piccola eccellenza che ha capacità tecniche per farsi volere bene.
I PH celebrano l’eredità eterna del pop-rock: ognuna di questa canzoni merita l’attenzione che si deve ai classici. Una bella manciata di minuti di piacevolezza.
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