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Paus: Clarao

Ecco dal Portogallo i Paus, una band interessante che con Clarao porta avanti nuova psichedelia ed avanguardia. Tutto al caliente ritmo latino

Paus

Clarao

(El Segell del Primavera/Audioglobe)

psichedelia, sperimentazione, indie rock

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recensione-Paus- ClaraoSeconda prova in studio per i portoghesi Paus che, dopo il disco d’esordio omonimo datato 2011, hanno dato alle stampe questo Clarao, a seguito di un lungo percorso live che li ha visti protagonisti con numerose performance in giro per il mondo.

Il quartetto è composto da due batteristi che si contrappongono uno di fronte all’altro e da due polistrumentisti che si alternano alle tastiere, chitarra e basso. I Paus sono una nostra vecchia conoscenza, assaporati in tutta la loro veemenza live al Primavera Sound di Barcellona del 2013, dove ci avevano già piacevolmente impressionato.

Ma come suona questo Clarao? Ad un primo ascolto, non si discosta molto dalla precedente fatica. La sezione ritmica, vero asse portante del loro suono, distribuisce ritmi latini al limite della techno e le tastiere dislessiche coniugano sapientemente psichedelia e progressive. La traccia d’apertura Corta Vazasè è la chiara sensazione che nulla è cambiato.

In realtà tutto ciò è solo l’inizio di un viaggio. Le multiplici texture, create dalle tastiere, semplici campionamenti ed uso intensivo del basso fuzz, sviluppano un sound dalle mille sfaccettature, dove è facile trovarsi felicemente disorientati. Ascoltate la scurissima Negro per trovarvi immersi in un ambiente angosciante al limite dell’asfissia, ma sempre con la luce ben visibile in fondo al tunnel. Oppure lasciatevi sprofondare nel caos noise di Primeira, dove appare evidente il senso della doppia batteria, come una samba al Carnevale di Rio in salsa satanica.

Certo, non tutto colpisce nel segno con qualche piccolo giro a vuoto. Non sempre si riesce a mantenere alta l’attenzione, ma nel complesso un’ottima prova per una band che farà parlare di se. E se riuscite a trovarli in qualche sede live, li apprezzerete ancora di più.

Un’ultima cosa: ne consigliamo l’ascolto sparato ad un volume altissimo per non perderne tutte le sfumature e magari liberarsi in una voluttuosa dance shock.

 

 

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Vincenzo Riggio
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