Paul McCartney
New
(Virgin/EMI)
pop, rock
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Si attendeva con ansia questo album intitolato semplicemente New di Sir Paul McCartney. La curiosità era tanta soprattutto per il fatto che fra i produttori dello stesso (due tracce) c’è un tale Mark Ronson, già all’opera con artisti sicuramente diversi da Paul, come Amy Winehouse e Lily Allen per citarne due fra i tanti.
Dopo la partenza con Save Us (prodotto da Paul Epworth, già al lavoro con Adele, Florence+The Machine e Bloc Party), brano che ricorda molto i Franz Ferdinand meno rock, si resta letteralmente incantati con Alligator, uno dei due brani targati Mark Ronson. Probabilmente se i Beatles esistessero ancora suonerebbero così.
On My Way To Work e Queenie Eye (secondo estratto) presentano sonorità più standard ma comunque molto orecchiabili ed attuali.
Il sound acustico di Early Days precede il primo estratto dall’album omonimo New (prodotto dal Ronson più classico che si sia mai sentito), che sembra giungere direttamente dal periodo d’oro dei Fab Four. Delizioso.
Appreciate stupisce con una base quasi r’n’b e chitarre vagamente industrial. Più rock e molto affine con gli ultimi lavori marchiati Kings Of Leon, la successiva Everybody Out There.
Torna il sound acustico, seppure meno omologato, con Hosanna, mentre I Can Bet si posiziona in bilico fra i lavori anni ’80 e certe atmosfere patinate che ricordano i Rolling Stones di I Miss You.
La soft Looking At Her, intrisa di suoni sintetici porta a Road, brano molto intrigante che chiude la versione standard di un album che si preannuncia fra i migliori dell’anno.
Nell’edizione deluxe si aggiungono la beatlesiana Turned Out e Get Me Out Of Here, episodio molto attinente a certe produzioni di Johnny Cash che conclude con circa 3 minuti da brividi con piano e voce in una traccia fantasma.
E’ inutile dirlo, gli anni passano, i decenni pure, ma McCartney è ancora lì, con oltre 70 anni, a dar lezione di musica a tanti, troppi artisti dell’era 2.0.
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