Papaye
Tennis
math, noise
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I Papaye, il terzetto francese autore di questo Tennis, hanno un sound diretto ed efficace, che può quasi prendere alla sprovvista al primo ascolto. 13 tracce che difficilmente superano i due minuti, ma conservano intatta buona qualità ed originalità. Della serie, il superfluo non ci interessa.
L’album corre via veloce come le loro idee, a ritmo elevato, tanto che, come suggeriscono i Papaye stessi nel loro sito, si ha, metaforicamente parlando, l’impressione di assistere più ad una partita di ping pong che ad una partita di tennis. Il loro stile è un math-rock con venature di noise in cui i tempi sono molto complessi ed i riff giocosi, ma incisivi.
I Papaye riescono in ogni brano a costruire basi ritmiche per poi decostruirle, oppure si gettano con estrema semplicità e precisione su tempi completamente diversi.
Nella eccellente Moquette miroir danno prova della loro abilità tecnica con suoni decisamente aggressivi e incalzanti in cui non si ricerca certo la complessità del suono ma la sua immediatezza.
In Grapes, l’unico pezzo non strumentale, l’influenza noise si fa più marcata e l’atmosfera più cupa e ostile, la voce risulta appropriata e calata perfettamente nel contesto del brano.
Nelle tredici tracce non mancano riferimenti tennistici come con Monica Seles, brano che presenta riff ben imperniati su una eccellente base ritmica.Il sound è variegato e simile a molti altri ma senza davvero assomigliare a nessuno.
In conclusione Tennis dei Papaye è un album veloce e diretto, ottimamente eseguito, che magari non impressionerà una larghissima fetta di pubblico, ma non è riservato solo ai cultori del genere.
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