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Oslo Tapes: Oslo Tapes (Un Cuore In Pasto A Pesci Con Teste Di Cane)

Le cupe riflessioni del progetto sperimentale di Oslo Tapes (Marco Campitelli e Amaury Cambuzat) muovono i passi tra ballate eteree e atmosfere claustrofobiche

Oslo Tapes

Oslo Tapes (Un Cuore In Pasto A Pesci Con Teste Di Cane)

(Cd, DeAmbula Records)

experimental rock

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oslo tapesOslo Tapes è la creatura di Marco Campitelli, leader dei Marigold, che si avvale della collaborazione di Amaury Cambuzat (Ulan Bator, Faust) in qualità di musicista e di produttore. Il progetto, come suggerisce il nome, richiama il clima della capitale norvegese: un disco glaciale e cupo, che tramite testi oscuri e criptici ci mostra un Campitelli musicalmente più libero rispetto ai suoi Marigold. In primo luogo si ha l’uso della lingua italiana, a discapito di quella inglese usata fin dal loro primo album; in secondo luogo in Oslo Tapes confluiscono più generi contemporaneamente (post-rock, folk, darkwave, krautrock) miscelati in maniera diversa e più originale, complice anche il tocco di Cambuzat in fase di produzione.

La cosa che colpisce immediatamente ascoltando l’album è proprio il superbo lavoro di produzione, lontano anni luce dal tipico prodotto discografico italiano. Il suono è curatissimo e ogni brano (11 in totale) è riempito opportunamente, grazie anche all’uso di una ampia strumentazione. Il disco vede come ospiti alcuni membri della rosa della DeAmbula Records, l’etichetta di Campitelli: Mauro Spada dei Buen Retiro e Gioele Valenti (aka Herself) sono solo alcuni dei musicisti coinvolti nella realizzazione dell’album.

L’opening track è l’opprimente Alghe, dotata di un ritmo pesante e un violino che fa il verso alla viola psichedelica di John Cale. Il brano combina Swans e Velvet Underground, e lentamente scivola nella tensione finale. Attraversando è pura claustrofobia. Il brano si sviluppa intorno ad un recitato à la Massimo Volume e l’atmosfera, tra respiri ansiogeni e riff decisi, raggiunge vette psichedeliche.

Distanze è il pezzo più intimo dell’intero disco: è una ballata folk che conserva la cupezza, non essendo tuttavia paranoico come gli altri brani (complici anche aperture ariose di synth).

Nel Vuoto ritorna su sentieri scuri, con un basso crudo e la voce che quasi si confonde con la melodia, approdando anche in territori post-rock.

L’inizio di Imprinting (il brano più lungo dell’album) fa presagire ad atmosfere opprimenti, ma poi la chitarra disegna scenari dreamy, prontamente squarciati da impennate post-rock à la Mogway. Il brano si chiude con violini eterei. Il bellissimo Nove Illusioni segue il solco tracciato dal precedente brano, all’insegna di un post-rock marziale e sognante.

Il krautrock di Marea si eleva in una lenta nenia folk cosmica, per poi ritornare sulla terra con una vena malinconica. Elogio è un post-rock atto a musicare alcuni dialoghi presi dal celebre Stalker, il film di fantascienza di Tarkovskij.

Chiude l’album il folk acustico e oscuro di Crocefissione Privèe, che assume toni da requiem con un organo di accompagnamento. Se all’inizio il canto è bisbigliato, verso la fine diventa disperato.

Oslo Tapes è un lavoro di spessore che gioca tutto su profonde emozioni, lasciando spazio a riflessioni esistenziali nei momenti più intimi. La cupezza degli altri brani riflette un’anima inquieta che sta continuamente cercando delle risposte. Queste sfaccettature contribuiscono a fare di Oslo Tapes un piccolo gioiello. Non solo: l’album è anche la dimostrazione di come si possa fare musica di qualità che può benissimo essere esportata fuori dell’Italia.

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