Ok Go
Of the Blue Color of the Sky
(Cd, Capitol records)
indie rock, dance, alternative rock
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Si dice che per un artista il secondo album sia il momento di crisi e il terzo la matura consacrazione.
Gli Ok Go sembrano sfatare e nello stesso tempo confermare questa teoria non sbagliando un colpo.
Il quartetto di giovani statunitensi, Damian Kulash, Andy Ross, Tim Nordwind, Dan Konopka con la loro nuova e terza uscita discografica Of the Blue Color of the Sky, dopo cinque anni dall’ uscita del secondo Oh No, e ben otto dall’esordio con Ok Go, stupisce ancora pur partendo da un genere inflazionato negli ultimi anni, ma riuscendo attraverso la musica e le liriche dei 13 brani a far dialogare immaginariamente Prince, White Stripes e The Killers.
Questo dialogo, dopo un incipit più marcatamente indie non senza falsetti e ritmiche dance divertenti, dalla terza traccia in poi, si fa decisamente interessante.
Needing/Getting, uno dei pezzi forti dell’album, sembra essere una doppia canzone e apre proprio alla possibilità di far parlare generi e mondi musicali diversi non correndo mai il rischio di perdere in originalità e piacevolezza.
Subito di seguito Skyscraper mette in luce una sensibilità della band più intimista e introspettiva, quasi cantautorale e poi White Knuckles in cui ritornano sintetizzatori, distorsioni e voci rarefatte.
È evidente che la band statunitense, aperta ad influenze e commistioni e variopinta nei generi e negli stili, almeno in questo disco, pensato come un concept album anche nella realizzazione di copertina e booklet, abbia un’idea ben chiara del loro modo di far musica, emozionare, far ballare e stupire chi spende molto bene i suoi soldi nell’acquistare questo disco.
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