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No Au: Be In

Be In è l'esordio dei No Au. È un album per chi è cresciuto con il rock meno commerciale prodotto in Terra D’Albione negli anni '60 e poi ripreso negli anni '90.

No Au

Be In

(Costello’s)

rock

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recensione no au be inBe In è l’esordio sulla lunga distanza per il trio lombardo No Au, che attinge a piene mani dal rock inglese più psichedelico, facendolo con classe e gusto.

Questo progetto, ideato da Stefano Guglielmi, leader, chitarrista e cantante della band, coadiuvato da Francesco Rondinelli e Alessio Cirillo, rispettivamente batteria e basso si fa decisamente ascoltare, con canzoni piene di ritmo ed atmosfera.

Il manifesto potrebbe essere Magic Bus, solo omonima canzone del celeberrimo brano degli Who, che ha un basso incandescente, condita da un coro molto Gallagher che non lascia indifferenti.

Le influenze possono essere varie, anche se in molti brani (sette in tutto, compresa un opener di breve durata) si sente davvero tanto lo spettro dell’ex chitarrista degli Smiths Johnny Marr, quando realizzò un capolavoro nei primi anni del nuovo millennio con i The Healers (andate a riascoltarli per capire cosa vi siete persi, se non ne siete a conoscenza).

Ritornando al trio tricolore, tra i brani vi è una cover dei Beatles (Norwegian wood) ben eseguita, così come Horses che riporta alla mente sonorità anni ’60 alla Small Faces condite da un pizzico di modernità che non guasta mai.

Insomma, alla fine dei conti, questo disco è molto piacevole soprattutto per chi è cresciuto con il rock meno commerciale prodotto in Terra D’Albione negli anni ’60 e poi ripreso negli anni ’90 da band di culto come i Kula Shaker. In pratica un bel minestrone, che sarebbe meglio ascoltare piuttosto che vederlo scritto in una recensione.

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Francesco Brunale
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