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Nicola Sartori: Cantatore

Nicola Sartori nel suo debutto “Cantattore” scioglie suoni e tremori in un disco d’alta gamma, un rubino nebbioso e colto che mette in evidenza quanta buona musica gira intorno ma che non ha santi in paradiso

Nicola Sartori

Cantattore

(Cabezon Records)

canzone d’autore

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[youtube id=”NhSjjn0R1TI” width=”620″ height=”360″]

nicola-sartori-musica-cantattoreOgni tanto nelle reti tese e interessate da noi della critica musicale, incappano capolavori in miniatura che – se non fosse così – nessuno ne capterebbe le vibrazioni o le navigazioni oniriche delle quali – spesso- sono fatte.

Il Cantattore, debutto del cantautore veneto Nicola Sartori, è uno di quei dischi magici che vivono nel sottobosco, un insieme di imprevedibilità timbriche chiave che ci permettono di leggere questo suo debutto nel modo più corretto che ci sia.

Una emozionante sinfonia pop con risvolti folk, rock, vellutini jazzy su cui spalmare coscienze e palpitazioni, dodici tracce che esplodono e si fanno tenere, canzoni da affittare per la mente e che raccontano storie, riflessi e vetri appannati con grazia, inquietudine e confidenze, un disco di un artista normale profondamente influenzato dall’anima e della vita che si materializza intorno, Fossati, uno Zampaglione liquido (Nullauomo), un Battisti in tralice (Confusa), e l’instabilità dentro di un Tenco offuscato (L’uomo che avrai, Tessi).

La prima sensazione ascoltando il disco è quella di una dedizione particolare – da parte dell’artista Nicola Sartori – all’aspetto emozionale della canzone, lo studio dei suoni e la ricerca elegante degli arrangiamenti, un prendere contemporaneità per poi restituirla sotto forma di consapevolezza, di raffinato vissuto Quanto ridere fa.

Questo debutto coinvolge molto, tocca le corde interne degli spiriti umani, lascia cadere le futilità ed innalza la poetica della considerazione, soffre, ride e gioisce dentro intarsi melodici che stringono la pompa chiamata cuore come in un abbraccio dopo tanto tempo; passa Incontro e ti pare di volare all’insù, ti fai prendere dalla tromba rarefatta ed in sordina de Il vicolo dei ciechi e ti sembra di passeggiare d’inverno attraverso le pareti di una New York all’alba, tutto in questo pezzo di cielo formato disco richiama alla forte espressione di questo cantautore, alla sua macchinosa semplicità che onora il nuovo cantautorato, di quello fine tanto per intenderci.

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