Nadàr Solo
Fame
(Massive Arts)
indie rock
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I torinesi Nadàr Solo sono già al quarto lavoro con questo Fame, e continuano a ritagliarsi una certa visibilità nel nostro panorama musicale. Nati nel 2006, la band ha fatto da spalla ad alcune band italiane come Perturbazione, Tre Allegri Ragazzi Morti e Pian Del Diavolo e ha ottenuto la collaborazione de Il Teatro degli Orrori per la realizzazione del terzo album, Diversamente, Come?. Oltre alla propria produzione, la band ha accompagnato in tour il cantautore Daniele Celona e la giovane Levante.
Già al pronti via del primo brano, La Vita Funziona Da Sé, scatta il paragone con i Zen Circus e in maniera minore ai Ministri, e nell’ascolto del restante disco non posso fare a meno di legare queste due band per il sound e i testi che ci vengono proposti. Ugualmente incazzati in Jack Lo Stupratore, ugualmente romantici in Cara Madre dove collabora Mattia Boschi dei Marta Sui Tubi al violoncello, ugualmente introspettivi in Non Sei Libero, Ricca Provincia potrebbe essere stata scritta da Appino, pure il timbro vocale di Matteo De Simone ci arriva vicino, e non a caso il pisano era stato invitato a collaborare al progetto.
Il nuovo disco si lega a quello precedente, che rimarcava le scelte dell’individuo artista e sognatore contrapposte al bisogno di una vita colma di sicurezza. Il tema portante di Fame avrebbe dovuto incentrarsi su un concept sulle malattie psicosomatiche, ma i testi sottolineano che la scelta di una vita conforme nell’odierno tessuto sociale porta comunque a stati apprensivi: se l’artista stenta a sopravvivere, l’individuo certo dello stipendio, del tetto e dell’affetto familiare fa fatica a soddisfare la propria fame interiore, a causa della pressione sociale e morale nello sforzo di raggiungere i successi sentimentali, professionali o anche semplicemente il legittimo distacco dall’ordinario attraverso il tempo libero consumato dai propri interessi.
Ecco che nelle 11 canzoni subentrano personaggi ipocondriaci, impotenti e bulimici che devono giustificare i loro sfoghi col pretesto della propria insoddisfazione. Le chitarre a tratti aggressive e ritmate non sono per nulla disturbanti, i brani sono piuttosto melodici e orecchiabili, i 40 minuti dell’album scattano senza rendersene conto. In Splendida Idea sembra di avvertire la mano di Capovilla, Shhh e La Gente Muore si distaccano dall’influenza degli artisti citati prima. Il tutto allo stesso tempo restituisce una propria integrità musicale dei tre giovani musicisti facendoci trovare di fronte ad un album maturo e un’altra band nostrana che merita di essere seguita.
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